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Ponte Morandi – Genova. 3 mesi dopo le vittime aspettano risposte

14 agosto 2018

Il viadotto Polcevera, chiamato “Ponte Morandi” collassa per circa 200 metri, compreso il Pilone numero 9. Nel crollo verranno accertate 43 vittime civili. Nel giro di pochi minuti, diventa virale sui social network il filmato girato da un lavoratore dipendente, che dal suo ufficio presso la ditta Ansaldo (e in modo del tutto fortuito come da lui stesso poi dichiarato in un’intervista successiva), ha ripreso la parte finale del crollo (Allegato 1 – “Video DiGiorgio Facebook”). L’uomo, Davide Di Giorgio, ha caricato il video in rete alle ore 11:43 (Allegato 2 – “Orario carico video DiGiorgio Facebook”). Alle ore 11:59 il sito Genova24 riprendendo il video di Di Giorgio informava che il disastro si era verificato subito dopo le 11:30. Nonostante queste informazioni fossero immediatamente verificabili e che le edizioni delle ore 20.00 del TG1 (Allegato 3 – “TG1 Ore 20 14082018”) e del TG5 (Allegato 4 – “TGCom24 Ore 20 14082018”) abbiano aperto i propri servizi mostrando proprio le immagini di Di Giorgio, è stato diffuso come orario del crollo del ponte le ore 11.50, orario ripreso anche da molte testate giornalistiche online (link1, link2, link3, link4), disinformando milioni di persone sull’effettivo orario del collasso della struttura. Non solo non si è verificato l’orario di pubblicazione del video, ma nemmeno si è consultata la centrale operativa del numero unico di emergenza, per evitare questa prima grave mancanza. In compenso sono state avanzate immediatamente ipotesi di “cedimenti strutturali” (link1, link2, link3, link4, link5, link6, link7) nonostante non fosse disponibile alcuna immagine a sostegno di tale ipotesi e nonostante numerose testimonianze lascino perplessità sulle dinamiche del crollo. Alcune di queste testimonianze sono essenziali per comprendere la dinamica dell’evento distruttivo, soprattutto alla luce delle successive vicende giornalistiche.

Testimonianze:

  • Un camionista soccorso, intervistato da La Repubblica, il 14 agosto 2018. “Giornalista: Lei dove si trovava quando è accaduto? – Camionista: Di fronte al camion, sotto al ponte. – Giornalista: E lei cosa ricorda? – Camionista: Un boato e… sono volato via, basta. – Giornalista: ed è volato giù lei? – Camionista: E sì, contro il muro: sono volato contro il muro e basta. Non ricordo più altro. – Giornalista: E’ riuscito ad uscire da solo? – Camionista: no che mi ha fatto… come si chiama? Il colpo di urto, mi ha fatto volare via, una decina di metri, sono andato a sbattere contro un parete e basta, non ricordo più altro. (…) Giornalista: Ha fatto un volo di trenta metri? – Camionista: No, trenta metri è esagerato. No, non so guarda… ero di fronte al camion, m’ha fatto volare come tutto, guarda… non so, non so. – Giornalista: Un miracolo? – Camionista: eh, … penso di sì, non so cosa dire guarda, non c’ho parole… il camion è sepolto. … appena sceso giù, è caduto, ho sentito il boato e mi son visto volare, e basta, non mi ricordo più altro”. Il camionista si trovava sotto il ponte, ed era già sceso dal camion quando un “colpo d’urto” (onda d’urto?) lo ha fatto volare contro una parete: La Repubblica, nella descrizione del video traduce le parole del camionista con “”Ho sentito un colpo che mi ha fatto volare via. Sono andato a urtare contro un muro e sono caduto da una decina di metri, non ricordo altro. Un camionista sopravvissuto al crollo del ponte Morandi di Genova, avvenuto il 14 agosto, racconta come sia riuscito a scampare al cedimento dell’infrastruttura”: nessuna caduta “giù”, nessun cedimento comprovato: il sopravvissuto si trovava sotto il ponte, si trovava vicino al camion, o ne stava scendendo6, quando è stato scaraventato per dieci metri, contro una parete, da un “colpo d’urto”.
  • TG1 andato in onda alle ore 20:00 su Rai1 (Allegato 3): “E’ stata un’esperienza bruttissima ero a 10 metri dal ponte, a un certo punto è crollato giù come fosse farina con tutti i mezzi sopra” – “Ho sentito un boato, mi sembrava un terremoto… e poi l’ho visto, e poi l’ho visto ragazzi, è venuto giù il ponte di Brooklyn…”. L’edizione ha poi dato ampio spazio solo alle criticità del ponte e parlando solo ed esclusivamente di possibili cedimenti strutturali, lasciando sottendere che questo fosse un disastro annunciato.
  • Paola Camillo Herrera, intervistata a TGN, TeleNord, 15 agosto 2018 (canale YT chiuso, copia su cloud)
    – Herrera: Io ero al telefono con una mia amica e d’improvviso abbiamo sentito questo… una specie di tuono molto forte, ma molto forte.. ma è un tuono che non veniva dal cielo: è un tuono come.. terreno e poi il tempo di avvicinarmi alla finestra e casa mia ha cominciato a saltare e gli ho detto “stiamo… moriamo tutto perché sarà il terremoto”. E invece la mia amica che abita proprio a 30 metri da dov’è successo il fatto mi ha detto “Eh no Paola è caduto il ponte dell’autostrada vieni corri”. (…) – Giornalista: Lei quando dice che ha sentito come un tuono di terra che cosa intende, come lo potrebbe descrivere? – Signora Herrera: Io ho pensato a un grande terremoto: una volta quando io ero piccola a Santo Domingo è successo il terremoto un po’ grande. Io ho sentito lo stesso frastuono … era un tuono come… non ti posso spiegare, era un “brrrroooooommm” una cosa enorme come se si espandeva in tutta l’aria. – Giornalista: Questo è successo secondo lei prima che cadesse il ponte? – Signora Herrera: Secondo io, no: sicura 100% saranno stati 10 o 15 secondi prima de crollare il ponte. – Giornalista: Poteva essere secondo lei questo suono che ha sentito quello per esempio di un fulmine che è caduto lì? – Signora Herrera: Per me non era un fulmine… non era rumore del fulmine perché ci stava anche una grande luce. Quando è frastuono che io ho sentito, ci ho guardato subito della finestra: è stata una luce enorme che ha illuminato tutto. Non lo so si è stato la luce della corrente, che staccandosi il ponte ha fatto contatto con l’acqua che veniva perché pioveva tantissimo o… non lo so. Non ti so spiegare questa storia perché a me è rimasto troppo impressa quel frastuono di prima”.
  • Michela Marchelli, intervista di TeleNord del 16 agosto 2018 (canale YT chiuso, copia su cloud). “Giornalista: Ha visto tutto? – Signora Marchelli: Eravamo sul balcone… era sotto: abbiamo alzato gli occhi al cielo ed è venuto giù tutto… – Giornalista: Ha visto proprio davanti? – Marchelli: …con le macchine che cadevano giù come fossero fogli. – Giornalista: Lei ha visto cosa è successo prima e durante? – Signora Marchelli: Un tuono fortissimo, una luce immensa, e subito dopo lo abbiamo visto a terra… Io ho alzato gli occhi al cielo per vedere la pioggia in realtà, non per vedere il ponte cadere… pensavo fosse surreale… poi ho alzato gli occhi al cielo e in tre secondi si è sbriciolato come farina…”. Probabilmente la stessa donna che il 20 agosto 2018 ha rilasciato a Genova Quotidiana la seguente intervista: “C’è stata una luce immensa un tuono fortissimo: il tempo di andare sul balcone e alzare gli occhi proprio verso il cielo è venuto giù tutto… le macchine cadevano come fogli… i Tir… proprio come fogli… Abbiamo cominciato a urlare Aiuto aiuto dal balcone…pioveva fortissimo e sul balcone ci siamo ritratte verso l’interno… Poi fortunatamente pioveva molto forte quindi la polvere si è abbassata subito e siamo riusciti a vedere… dalla ferrovia perché noi siamo proprio a ridosso, cosa c’era: un camion, le macchine…
  • Claudia Grottin, intervista telefonica a Fanpage.it, 17 agosto 2018: “Il 14 agosto pioveva molto forte (…) stavo parlando via messaggio su WhatsApp con il mio compagno e … avevo fatto … un piccolo video della pioggia sferzante che stava arrivando… il video è delle 11:34: si vedeva il pilone, gli stralli… però la carreggiata del Ponte era coperta da una grossa nuvola nera (…) il tempo di mollare il telefono e di guardare nuovamente il tempo ho visto molto chiaramente un’immagine apocalittica… ho visto proprio partire i tiranti neri, sciabolare nell’aria come se fossero state delle grandi fruste nere… allo stesso tempo gli strali piegarsi come… accartocciarsi, proprio spezzarsi in due, piegarsi sulla parte sinistra… Venendo giù ovviamente hanno travolto la carreggiata. Ovviamente il tutto ha fatto una nuvola di fumo, di polvere e siccome è stata una questione di secondi mi sono chiesta se la pioggia e anche la stanchezza della giornata mi avessero in qualche modo fatto travisare le cose… in realtà quando la nuvola dei detriti si è diradata ho visto il buco e ovviamente ho cominciato a urlare a chiamare i miei colleghi (…) Ho sentito un boato molto forte prima della rottura come uno schiocco di frusta amplificato in maniera enorme e dopo il rumore assordante del crollo…
  • Silvia Vieri intervistata a “L’Aria che Tira”, LA7, 20 agosto 2018 (Allegato 5 – Testimone Lariachetira LA7 20082018): “Stavamo andando con il mio compagno alla Fiumara… Era una giornata piovosa, c’era una bomba d’acqua, un temporale, e stavamo chiacchierando del più e del meno… abbiamo visto un lampo e questo fumo salire dal ponte e poi col rumore del tuono questo ponte… collassare su se stesso, in pratica. Noi non ci siamo resi conto del rumore perchè c’è stato un tuono fortissimo e per noi è stato tutto silenzioso… eravamo a 40 metri da quello che è successo… (…) Sotto quel ponte o sopra quel ponte, c’eravamo tutti, potevamo esserci tutti, ed è stata una strage: non una tragedia ma una strage. L’hanno voluto, l’hanno fatto.

16 agosto 2018

Il sito Genova Quotidiana pubblica un articolo ora rimosso (“Allegato 6 – In un video delle telecamere di Autostrade la verità sul crollo del Ponte Morandi – IL VIDEO – GenovaQuotidiana 16082018”) che riportava: “Siamo stati i primi a dare la notizia del crollo del Ponte Morandi. Una nostra fonte ci ha avvertiti alle 11.45 esatte del 14 agosto girandoci questo audio che a sua volta aveva ricevuto. Per fare una prima prima verifica abbiamo fatto la cosa più semplice e immediata: siamo andati su sito di Autostrade per l’Italia dove vengono pubblicati i video delle infinite telecamere che sorvegliano la viabilità. Le immagini diffuse non sono in continuo, sono 15 secondi che si rinnovano ogni tot di minuti. Prima che il sito cancellasse persino la telecamera sulla mappa online siamo riusciti a scaricare questo video, l’ultimo diffuso prima del tragico crollo. Comincia alle 11:36 e 21 secondi, quindi 9 minuti prima che ricevessimo l’avvertimento. Nel frattempo, il ponte è crollato, oltre una trentina di auto e tre camion sono precipitate per decine di metri nel greto del Polcevera, è stato dato l’allarme, si è messa in moto la macchina dei soccorsi, l’informazione, ragionevolmente impiegando alcuni minuti, è giunta fino a noi, che abbiamo aperto il sito e scaricato il video. Si vede che alla svolta del primo curvone in direzione Genova tutti frenano. Qualcuno accende le quattro frecce. Forse il ponte comincia a traballare e i veicoli rallentano. Forse lo fanno solo perché la pioggia si intensifica e il crollo è avvenuto dopo 2, 3, 4 minuti. Non di più perché l’audio non avrebbe fatto a tempo ad arrivare alla nostra fonte (gli è stato mandato) e poi a noi. Nell’audio si sente: . Il camion Basko (che sarà il primo a frenare prima del baratro) non si vede. Forse deve ancora arrivare, forse è già dopo il curvone, fuori dal campo visivo. Il maltempo e la bassa qualità delle immagini non lasciano chiara visibilità sul tratto del ponte che è crollato. Qualcosa, in lontananza si intravede, sembra il cedimento del ponte, ma potrebbe essere l’effetto delle gocce sulla telecamera. L’autista del camion Basko ha detto che andava molto piano “perché c’era traffico” Le auto in senso contrario arrivano ancora. Forse sono state le ultime a passare. Forse quelle che vedete passare in direzione Genova sono le ultime scampate al disastro. La comunicazione delle Autostrade sul sito spunta alle 11.46, quando vengono tolte le immagini della webcam. Parla solo di “lesioni alle strutture”. Certamente le telecamere della Società Autostrade hanno registrato anche quello che è venuto dopo, anche se non è stato messo online. Certamente hanno le immagini in qualità migliore. Su quelle indagherà la Procura”. Il video in questione (Allegato 7 “Lultimo video di Autostrade sul Ponte Morandi 16082018”, scaricato in qualità HD720p), che in realtà comincia alle ore 11:36 e 18 secondi e termina alle 11:36 e 34 secondi (ancora consultabile online), lascia intendere che il ponte sia ancora integro: nonostante la pessima qualità delle immagini, sembra in effetti intravedersi il chiarore del pilone in cemento, e la linea della carreggiata. Appaiono evidenti anomalie riconducibili a possibili manomissioni grafiche che incidono sulle immagini (schiarite con un effetto “nebbia”), miranti soprattutto a “confondere” tutta l’area destra della ripresa compresa tra la linea sovrastante il ponte e tutta la zona sottostante. Nell’immagine qui sotto (“Illustrazione 1” – l’ingrandimento dell’area indicata in un fotogramma delle ore 11:36 e 21 secondi del filmato di Autostrade), si notano vaste zone delimitate da contorni geometrici precisi, che riguardano il profilo
del ponte in tutta la sua interezza, dalla curva fino a tutto il lato orientale, coinvolgendo gradatamente la valle Polcevera. Unico elemento che resta riconoscibile è il tetto del Centro di Riciclo, dal centro del quale appunto, per la prospettiva della videocamera, sembra ergersi il lato sud del pilone fino all’altezza del manto stradale. Da sottolineare la strana presenza di tonalità “violacee”.

Illustrazione 1 - Autostrade 14082018 Ingrandimento destro

Illustrazione 1: 11:36:21 – ingrandimento fotogramma con anomalie della zona del crollo

Nel giro di pochi istanti però questo video viene cancellato dal sito di Autostrade: alle 11:46, quando appare la segnalazione che informa che il tratto autostradale è chiuso per “lesioni alle strutture”. Il quotidiano La Stampa (Allegato 8) lo stesso giorno rilancia la notizia, sottolineando che il video sia antecedente il crollo (“Il video pre-crollo di Autostrade dal Ponte Morandi e subito rimosso – (…) Il video è delle 11,36, da lì a pochi minuti il ponte crollerà. Le immagini sono state subito rimosse dalla webcam.”).
Come si vedrà in seguito, nel momento in cui sono stati registrati questi “15” secondi di immagini, il ponte dovrebbe già essere crollato.

17 agosto 2018

Il giornale Secolo d’Italia titola “Ponte Morandi, sparite le immagini del crollo. Società Autostrade: un black out” e riporta delle dichiarazioni attribuite al Procuratore di Genova, Francesco Cozzi: “”Ci sono stati dei problemi nelle videoregistrazioni della società Autostrade. Non posso dire che ci siano materiali di grande rilevanza o utilità. Il maltempo incideva sulla cattiva qualità delle immagini. La mancanza delle immagini vera e propria o l’interruzione delle immagini è dovuta, a quanto è dato di capire, a sconnessioni sulla rete dovuta al fenomeno sismico, al crollo insomma. In poche parole, un black out“. Così il procuratore di Genova Francesco Cozzi al microfono del Gr1 Rai sulle registrazioni delle telecamere della società autostrade posizionate sul ponte Morandi”(Allegato 9). Dichiarazioni riprese anche dall’Huffington Post.

18 agosto 2018

Genova24 riporta le parole dell’amministratore delegato di Autostrade, Castellucci (Allegato 10):
La telecamera puntata sul viadotto avrebbe registrato una gran quantità di pioggia”. (…) Dopo pochi istanti si è verificato un black out, probabilmente per via dello strappo della fibra dovuto al crollo – ha continuato l’ad – che lo stesso magistrato ha definito black out. Comunque le autorità hanno proceduto con l’acquisizione di tutto il materiale informativo del sistema”.

20 agosto 2018

Le principali testate giornalistiche del Paese rilanciano il video “diffuso dalla Guardia di Finanza di Genova17. Il video in questione (Allegato 11 – Genova il crollo del ponte Morandi ripreso dalle telecamere di sicurezza Repubblica 20082018) riguarda le riprese effettuate da due distinte videocamere di sicurezza posizionate all’interno dell’isola ecologica Amiu, proprio al di sotto del pilone 9 poi crollato (per brevità definite anche Cam1 e Cam2). La prima videocamera è quella che riprende l’ingresso/uscita dell’isola ecologica e inquadra un tratto di 4 strade differenti, due per
senso di marcia: via Argine Polcevera e via iorgio Perlasca, le parallele più vicine; via 30 giugno 1960 e via Greto di Cornigliano, le due parallele sull’altra riva del Polcevera (“Illustrazioni 2 e 3”).

Illustrazione 2 - Cam1 posizione e inquadratura

Illustrazione 2

 

Illustrazione 3 - Cam1 pos e inquad

Illustrazione 3

La seconda videocamera riprende lo spiazzo interno dell’isola ecologica, inquadrando tutti i mezzi in entrata o uscita dal centro Amiu (“Illustrazioni 4 e 5“).

Illustrazione 4 - Cam2 pos e inq

Illustrazione 4

Illustrazione 5 - Cam2 pos e inquad

Illustrazione 5

 

 

 

 

 

 

Il filmato integrale scaricato dal canale YouTube di La Repubblica, in qualità HD720p, dura in totale 2 minuti e 14 secondi. La prima anomalia immediatamente riscontrabile, è la presenza nelle immagini della telecamera 1 di scritte in sovrimpressione (“CAMERA – ID:01”) assenti nella 2: tali scritte, insieme al blasone e alla scritta della “Guardia di Finanza di Genova”, coprono totalmente la vista dei pilastri del ponte a ovest del crollo e lo spazio tra due colonne del Pilone 9 (Illustrazione 6) dove si dovrebbe intravedere l’entrata della ditta Piccardo, sull’altro argine.

Illustrazione 6 - Prima anomalia presenza scritte

Illustrazione 6: Presenza scritte “CAMERA ID:01” a coprire pilastri ponte e visuale pilone

La seconda anomalia riguarda la differenza di colore/luminosità: la Cam1 presenta una luminosità molto più accentuata, con una marcata accentuazione dei colori violacei (Illustrazione 7).

Illustrazione 7 - Anomalia colore Cam1-2

Illustrazione 7: Differenza luminosità e colore tra Cam1 e Cam2

Altro aspetto da tenere presente è la distanza e direzione delle riprese della Cam1: puntano verso nord-ovest, con il sole alle spalle, e riprendono con facilità l’immobile sull’altra sponda del Polcevera, nonostante una foschia assente nella Cam2. A più di 130 metri (Illustrazione 8) di distanza si distinguono chiaramente gli automezzi in transito e diversi dettagli dell’edificio: rispetto al video diffuso il 16 agosto queste immagini sono di gran lunga di miglior qualità, seppur presentino una somiglianza relativamente ai colori, tendenti sempre al violaceo.

Illustrazione 8 - distanza Cam Amiu - edificio fronte

Illustrazione 8: Distanza tra Cam1 e edificio sulla sponda opposta del Polcevera

Una volta dunque individuate le posizioni delle due videocamere, e compreso che entrambe hanno ripreso di fatto lo stesso momento del crollo, salta subito all’attenzione un altro particolare: la prima videocamera riprende un totale di circa 47 secondi di immagini, mentre la seconda effettua riprese per 1 minuto e 22 secondi circa (escludendo l’introduzione aggiunta da La Repubblica pari a 5 secondi esatti). La seconda telecamera mostra anche scene successive al crollo, per un totale di 33 secondi circa. Le registrazioni antecedenti il crollo di entrambe le telecamere, pari circa a 47” per la Cam1 e 49” per la Cam2, dovrebbero in teoria riprendere gli stessi istanti: invece raccontano due storie diverse, in quanto tagliate e rimontate. Il video della Cam1 comincia immediatamente con il mezzo elettrico di Amiu che percorre l’ultimo tratto dell’uscita dell’isola ecologica e si immette sulla via Argine di Polcevera, mentre il video della Cam2 mostra per i primi 15 secondi circa, un mezzo Amiu che fa manovra e imbocca la rampa d’uscita (dal secondo 40 del video allegato “Analisi e ricostruzioni video 20 agosto 2018”). Non può essere lo stesso mezzo, se non a condizione che le riprese siano state di fatto appunto tagliate; d’altronde non potrebbe essere un secondo mezzo elettrico in quanto prima del crollo la Cam1 ne ha ripreso solo uno in uscita e non risulta dalla cronaca alcun dipendente Amiu rimasto sepolto sotto le macerie del pilone che hanno invaso quella rampa, nei pochi metri di punto cieco fra le due videocamere: metri comunque insufficienti a coprire la vista dell’intero veicolo.

Analizzando con attenzione il video, è stato dunque possibile risalire al punto esatto in cui sono stati eseguiti i tagli alle immagini diffuse.

Il primo taglio, relativo alla Cam1, avviene al secondo 27, dopo il fotogramma 13. Nel fotogramma 13 (“Illustrazione 9”) si notano le luci di posizione e la sagoma dell’auto grigia in fase di transito ancora visibili attraverso la rete di recinzione (come gli altri automezzi transitati in quel punto), in via Argine di Polcevera (freccia destra), mentre dall’altro lato del torrente, lungo la via 30 giugno 1960 non ci sono mezzi in transito (freccia sinistra). Nel fotogramma “14”, sempre del 27° secondo del medesimo video (“Illustrazione 10”), l’auto grigia è completamente scomparsa (freccia destra), mentre appare un’auto, con relativa “scia d’acqua” dovuta alla pioggia, alla sinistra dello specchio convesso, sulla via 30 giugno 1960 (freccia sinistra): tutti i mezzi passati in precedenza su quel tratto sono chiaramente visibili anche nello spazio compreso tra la destra dello specchio e la sinistra del pilone.

Illustrazione 9 - Fotogramma 13 secondo 27

Illustrazione 9: Secondo 27 – Fotogramma 13

Illustrazione 10 - Fotogramma 14 secondo 27

Illustrazione 10: Secondo 27 – Fotogramma 14

Il video delle riprese eseguite dalla “Cam1” è stato tagliato e rimontato fra questi due fotogrammi.

Il secondo taglio, relativo alla Cam2, avviene al minuto 1, secondo 14, dopo il fotogramma 10 (“Illustrazione 11”). Questo secondo taglio è meno palese del primo: le luci dell’automezzo bianco che sta eseguendo la manovra di retromarcia nella parte in alto a destra della ripresa, passano improvvisamente dall’essere ancora in movimento a essere fisse, immobili. Evidente la diversa luminosità dei fari, probabilmente dovuta al fatto che il conducente nel frattempo è sceso dall’auto, la quale, alleggerita del suo peso, si è ritrovata con il raggio di azione degli anabbaglianti con una angolazione maggiore. Inoltre si può notare la lieve differenza della grandezza e estensione delle pozzanghere, dovuta all’aumentata piovosità (“Illustrazione 12”).

Illustrazione 11 - Fotogramma 10 Secondo 14 Minuto 1

Illustrazione 11: Minuto 1 – Secondo 14 – Fotogramma 10

Illustrazione 12 - Fotogramma 11 Secondo 14 Minuto 1

Illustrazione 12: Minuto 1 – Secondo 14 – Fotogramma 11

Anche il video delle riprese eseguite dalla “Cam2” è stato tagliato e rimontato fra questi due fotogrammi. D’altronde la presenza di questi due tagli è l’unica spiegazione possibile alla mancata sincronizzazione temporale tra il mezzo Amiu che si vede in uscita dall’isola ecologica ripreso dalla Cam2, e l’effettiva immissione dello stesso mezzo sulla via Argine di Polcevera ripreso dalla Cam1

Appurato che le due prime “scene” di entrambe le videocamere dell’isola ecologica possono ora essere sincronizzate tra loro, è di fatto possibile calcolare il tempo minimo che qualcuno ha deciso di tagliare e non mostrare all’opinione pubblica: per compiere questa operazione in modo più preciso, si possono sincronizzare tra loro anche le due scene successive delle due videocamere, ovvero le scene che mostrano i momenti del crollo del ponte, nelle due diverse angolature e prospettive, partendo dal doppio lampo che entrambe hanno registrato. Lo stesso doppio lampo rimasto impresso nelle fortuite immagini riprese dalla videocamera del telefono di Di Giorgio, che sincronizzate anch’esse, forniscono nuovi elementi.

Dal minuto 2 e 45 secondi del citato Video Allegato, è possibile vedere gli effetti della sincronizzazione descritta. Mentre la Cam2 mostra le riprese del mezzo in movimento, della Cam1 non esistono immagini pubbliche. Prima che le immagini della Cam1 comincino a scorrere con l’apparizione del mezzo Amiu, passano circa 14 secondi. Dopo 8 secondi circa, le immagini della Cam2 vengono tagliate alla fine della manovra in retromarcia del veicolo bianco di cui sopra (“Illustrazioni 11 e 12”). Le immagini della Cam1 continuano, con il mezzo Amiu che esce di scena: sono 15 secondi circa, interrotte poi dal taglio alla fine del passaggio dell’auto grigia (“Illustrazioni 9 e 10”). Dalle immagini riprese dalla Cam2 sono stati dunque volontariamente asportati, omessi, preclusi all’opinione pubblica, 15 secondi circa di filmato. Ai quali va aggiunto il secondo abbondante che risulta come differenza temporale tra il ritorno delle immagini delle due videocamere, sincronizzate tra loro grazie al “doppio lampo” (video Di Giorgio).

Fra le due videocamere quindi, è certo, comprovato, manchino circa 16 secondi di immagini. A questi 16 secondi vanno aggiunti, ovviamente, gli altri secondi che chiunque abbia manipolato le due distinte videoriprese ha voluto negare e sottrarre all’opinione pubblica: i secondi dalle riprese della Cam1, mancanti tra i fotogrammi 13 e 14 (delle Illustrazioni 9 e 10, che si aggiungono ai secondi mancanti tra i fotogrammi delle Illustrazioni 11 e 12)

Proseguendo nell’esposizione dell’analisi del video diffuso il 20 agosto, dunque comprovato essere manipolato (a meno che non sappiate dare una spiegazione tecnica per l’accaduto), la sincronizzazione della seconda scena di entrambe le videocamere fornisce molte informazioni comunque utili alla ricostruzione di quanto avvenuto successivamente al doppio taglio operato. Come mostrato con le immagini del Video Allegato, si è potuto calcolare che:

dopo circa 10 secondi dalla fine del taglio, la Cam1 registra (riflesso nella tettoia di lamiera che inquadra in basso a sinistra) il primo cedimento visibile del ponte Morandi (secondo 39, fotogramma 23 del video del 20 agosto);

dal primo cedimento del ponte, al primo impatto al suolo dell’impalcato del lato Ovest, passano meno di 5 secondi circa (secondo 44, fotogramma 19);

pochi istanti (2/3 fotogrammi) dopo è ben visibile l’inizio del doppio lampo presente in entrambe le riprese dell’isola ecologica e in quella di Di Giorgio;

meno di 15 sono i secondi intercorsi dal primo cedimento fino alla completa sparizione del pilone, ripresa da Di Giorgio (secondo 10, fotogramma 17, del video di Di Giorgio);

meno di 10 sono i secondi intercorsi tra il primo impatto al suolo e la scomparsa del pilone 9.

La seconda e ultima scena della Cam1 si interrompe al secondo 52, fotogramma 12 dell’Allegato 11, durante la fase finale del crollo del pilone: “blackout”? Anche la seconda scena della Cam2, termina nella fase di crollo del pilone 9: al minuto 1, secondo 40, fotogramma 11. A differenza della Cam1, la Cam2 poi riprende con la scena numero 3 (20 secondi circa), in buona parte sfocata e nella quale si intravede correre un probabile dipendente Amiu. Dura fino al minuto 2, secondo zero, fotogramma 8, lasciando posto alla scena numero 4 (Illustrazioni 13 e 14), che termina al minuto 2, secondo 14, fotogramma 15.

Illustrazione 13 - Fotogramma 8 Secondo 00 Minuto 2 Cam2

Illustrazione 13: Minuto 2 – Secondo zero – Fotogramma 8 – Fine Scena 3 – Cam2

Illustrazione 14 - Fotogramma 9 Secondo 00 Minuto 2 Cam2

Illustrazione 14: Minuto 2 – Secondo zero – Fotogramma 9 – Inizio scena 4 – Cam2

Sono dunque presenti altri due tagli inspiegabili applicati arbitrariamente alle riprese della videocamera 2 di Amiu.

Da notare che dal momento del primo impatto al suolo, il video distribuito il 20 agosto 2018 continua a mostrare immagini relative alla Cam2 per 45 secondi circa totali fra il proseguo e fine della scena 2, passando dalla scena numero 3, per arrivare al termine della scena 4. Si tratta di 45 secondi ai quali va aggiunto ovviamente il tempo tagliato con le 2 diverse inspiegabili interruzioni. Altresì da notare che, mentre nella scena 3, seppur sfocata, la videocamera rimane ben fissa nella sua inquadratura, nella scena 4 la stessa camera presenta forti ed evidenti tremolii, nonostante persino la polvere presente nella scena 3 si sia completamente diradata. Che cosa ha provocato il tremore della videocamera, se il primo impatto al suolo è avvenuto almeno quasi un minuto prima, e persino la polvere del crollo si sia già depositata?

21 agosto 2018

Mentre i mass media continuano a suggerire l’ipotesi del cedimento strutturale citando studi precedenti eseguiti del politecnico di Milano (link2, link3) che dimostrano solo l’incuria nelle manutenzioni, non certo la causa del crollo che deve essere provata, il Corriere del Veneto titola un articolo “Genova, i Benetton si affidano al super esperto di ponti Siviero: «Il crollo? Qualcosa di inspiegabile»”, dove si apprende che l’ingegnere Enzo Siviero, una delle massime “istituzioni” viventi in tema ponti, non dà nulla per scontato: “«Bridgeman» lo chiamano in giro per il mondo. O l’uomo del ponte, come diremmo noi, molto più prosaicamente. Istituzione, a ogni modo: Enzo Siviero, 73 anni, ingegnere padovano, per anni docente allo Iuav di Venezia, laurea ad honorem in Architettura, centinaia di pubblicazioni, una vita a pensare, studiare, collaudare (Calatrava a Venezia, per dirne uno) e progettare ponti. E fin pure a immaginarli, come quello visionario di 140 km presentato al pubblico nel 2016 e battezzato «TUNeIT»: un lungo viadotto sul mare per collegare la penisola tunisina di Cap Bon a Mazara del Vallo in Sicilia, con tanto di benedizione papale. A lui oggi si è affidata la famiglia Benetton – attraverso la società Spea Engineering, del gruppo “Autostrade per l’Italia” – per cercare di capire cosa sia successo al ponte di Genova. «Quella di Genova – dice – è stata una tragedia immane, di cui non avevo neanche lontanamente il sentore».

22 agosto 2018

Il Sole 24 Ore pubblica in un articolo dal titolo “Renzo Piano: «Non esiste la fatalità. La mia Genova bastonata deve reagire subito con un nuovo ponte e cantieri»”, un’intervista al celebre architetto, dove dichiara “(…) Curare una creatura come questa implica una sapienza diagnostica corrispondente alla complessità dell’oggetto. E questo significa che bisogna passare dall’opinione all’oggettiva conoscenza. Escludo categoricamente l’idea della fatalità… I ponti non crollano. Un ponte crolla solo per un bombardamento in guerra o per un attentato”. (Allegato 13 – Renzo Piano «Non esiste la fatalità» – Il Sole 24 ORE 22082018)

23 agosto 2018

La Repubblica, pagina di Genova, pubblica un articolo dal titolo “Ponte Morandi, il crollo ha generato un terremoto del 1° grado della scala Richter – La rete dei sismografi dell’Università di Genova ha registrato il fenomeno in concomitanza con il collasso della struttura(Allegato 14). Nell’articolo si legge ““Il crollo del ponte Morandi ha generato un terremoto pari al primo grado della scala Richter”: lo conferma il professor Mauro Mariotti, direttore del Dipartimento Distav dell’Università di Genova. “La nostra rete di sismografi ha registrato l’impatto”, aggiunge e mostra i tracciati, con gli aghi inchiostrati che impazziscono in corrispondenza delle 11.36 del 14 agosto scorso. E Mariotti spiega: “Dal punto di vista sismologico, lo scuotimento registrato a causa del collasso del Ponte Morandi è del tutto comparabile, in termini di ampiezza massima del movimento del terreno, a quello generato da un terremoto di magnitudo Richter pari a circa 1”. La magnitudo della scala Richter misura l’energia sprigionata da un evento sismico. (…) A rilevare gli effetti dell’impatto al suolo del Ponte Morandi sono state “le quattro stazioni prossime al luogo dell’evento– dice Mariotti –nei grafici viene riportata solo la componente verticale dello scuotimento sismico”. Allegata all’articolo, l’immagine che mostra 4 tracciati di 4 differenti sismografi, con evidenza del momento di origine del sisma, che si protrae per almeno 23 secondi (se nel “righello” visibile ogni tacca più lunga corrispondesse a 1 secondo), come mostrato dal primo e dal terzo tracciato. Non vi è dunque alcun dubbio sul fatto che la struttura del ponte Morandi abbia cominciato a cedere pochi secondi prima o dopo il sisma registrato dall’Università di Genova, a seconda delle cause effettive del crollo (Illustrazione 15). Qualsiasi altro orario è dunque frutto di malafede o incompetenza. Nessun telegiornale o media ha dato però risalto al vero orario a cui fare riferimento per il crollo del Ponte Morandi. La maggior parte della popolazione italiana, dei liguri e dei genovesi ha creduto, e crede, che il ponte sia crollato alle 11:50, contribuendo a creare un livello elevato di disinformazione che ha portato a gravissime incomprensioni anche tra coloro che hanno cercato di comprendere le dinamiche del disastro.

Illustrazione 15 - La Repubblica Genova - 23082018

Illustrazione 15: Tracciato sismografi – La Repubblica Genova 23 agosto 2018

 

28 agosto 2018

L’emittente televisiva Antennatre manda in onda la seguente intervista all’ingegner Siviero (“Siviero IPOTESI ATTENTATO“, Allegato 15 ): “Ing. Siviero: C’è qualcuno che sta già parlando di attentati o comunque situazioni di questo genere… stanno circolando dei video da questo punto di vista e io in linea di massima non mi sento in questa fase di escluderlo. Anzi diciamo che è un’ipotesi che sto esplorando io stesso perché la dinamica del crollo diciamo che potrebbe essere compatibile con un certo tipo di ragionamento. – Giornalista: il crollo del ponte Morandi a Genova potrebbe essere stato provocato. Un’ipotesi sconvolgente che l’ingegnere padovano Enzo Siviero non esclude. Siviero non è una persona qualsiasi. C’è chi lo chiama “bridgeman”, l’uomo del Ponte. Nel suo campo è un’autorità: per 25 anni professore ordinario allo IUAV di Venezia e ora rettore dell’università telematica Ecampus; ingegnere e autore di centinaia di pubblicazioni; architetto, costruttore di ponti: una quarantina solo in Veneto e soprattutto in questo frangente consulente per Spea Engineering società del settore infrastrutture del gruppo Atlantia per il crollo del ponte Morandi di Genova, 43 morti. La domanda è: com’è possibile che un ponte di tale portata sia potuto crollare in pochi secondi? – Ing. Siviero: un ponte molto pulito, molto chiaro, ma diciamo che ha degli elementi mancando i quali non tiene più. Se sono state messe delle microcariche di un certo tipo in microsecondi… ti fai saltare un pezzo e viene giù. – Giornalista: chi potrebbe aver fatto una cosa del genere per quale motivo? – Ing. Siviero: Ma guardi il gruppo Autostrade è diventato praticamente il leader mondiale delle concessioni autostradali: ci sono altri soggetti che potrebbero essere interessati a prendere in mano le situazioni. Non ci dimentichiamo la fine che ha fatto Mattei. – Giornalista: questa ipotesi… che percentuale gli da? – Ing. Siviero: Guardi io in questo momento sono portato a dare una percentuale superiore al 50%. Diciamo che questa, in questo momento, è l’ipotesi che tecnicamente potrebbe giustificare le modalità di crollo. Sarà poi naturalmente agli inquirenti valutare se e come. Certamente c’è qualcosa che induce a pensare che sia sfuggito… se uno va a vedere ci sono dei lampi, c’è un crollo verticale di un certo tipo, c’è una rotazione, insomma ci sono molti elementi che sono compatibili con questa ipotesi.

30 agosto 2018

Il Corriere del Veneto, gruppo Corriere della Sera, pubblica un articolo dove il giornalista dall’alto di non meglio precisate competenze, nei toni e nelle parole sminuisce e quasi ridicolizza le affermazioni dell’ingegnere Siviero. («A Genova un attentato» la tesi choc del consulente (scaricato da Autostrade)). “E per altro la società” Spea “prima confermava l’esistenza del rapporto di consulenza con Siviero; poi, però, dopo alcune verifiche, faceva sapere che a colloqui iniziali non era seguito alcun incarico formale”: che non siano state gradite le sue scomode ipotesi? (Allegato 16)  Il professore Siviero il 3 settembre successivo rilasciava una intervista radiofonica a RadioCampus riconfermando le sue opinioni.

1 settembre 2018

Viene diffuso un nuovo video:

La Stampa – “Ponte Morandi, le due telecamere di Autostrade non filmano il crollo – Nelle immagini si nota come nessuna delle due telecamere di Autostrade puntate sul ponte Morandi abbia fissato il momento del crollo. La prima, posizionata all’estremità di ponente, interrompe le proprie riprese a causa di un black-out, una carenza di alimentazione che potrebbe coincidere con un aumento della perturbazione in atto quel giorno. Il secondo dispositivo, collocato a levante, era invece rivolto sulla parte opposta. L’operatore di Autostrade lo indirizza successivamente verso il viadotto, dopo che ha già ceduto, e si nota il segmento mancante. Sull’assenza di video di Autostrade per l’Italia sono in corso accertamenti della squadra mobile della polizia. Autostrade ha spiegato che l’interruzione del primo video è dovuta all’intervento di un sistema salva-vita elettrico che era già scattato una volta quella mattina.

Corriere della Sera – “Nuovo video del ponte Morandi prima del crollo, passa il camion della Basko e poi c’è il black out”. Nel sottopancia del video, si leggono i seguenti sottotitoli: “Il video della telecamera di sorveglianza del Morandi di Genova poco prima del crollo – La telecamera che guarda in direzione Genova riprende il flusso delle auto e il forte maltempo – Passa il camion della Basko che poi si fermerà davanti al baratro e diventerà simbolo del crollo – Il camion verde passa e, esattamente pochi istanti prima che tutto venga giù, le immagini si interrompono – Secondo le indagini non c’è stata alcuna manomissione ma solo un guasto alla centralina

Il Fatto Quotidiano – “Ponte Morandi, il nuovo video di Autostrade per l’Italia: passa il camion Basko, un blackout e poi il crollo – La polizia ha diffuso un nuovo video del crollo del ponte Morandi, sulla A10, a Genova, avvenuto lo scorso 14 agosto. Le immagini sono state registrate dalle telecamere di Autostrade per l’Italia, ma un temporaneo blackout non permette di vedere l’esatta dinamica del crollo. Dopo l’incidente, il sistema di videosorveglianza stringe sul luogo del disastro. Non si tratta, in ogni caso, del video in mano alla Procura di Genova e che il procuratore capo Francesco Cozzi ha dichiarato di non voler diffondere per non “inquinare” i racconti dei testimoni.

La Repubblica – “Ponte Morandi, black-out della telecamera un attimo prima del crollo – Il crollo del ponte Morandi a Genova, ripreso da una telecamera delle Autostrade. La ripresa si interrompe un attimo prima del crollo, evento che aveva fatto sospettare una manomissione, invece gli inquirenti hanno scoperto che quella mattina già in altre occasioni le riprese si erano interrotte brevemente a causa della pioggia. Prima dell’interruzione si vede passare il camion verde Basko – diventato un po’ il simbolo della tragedia – che poi si fermerà a un passo dal baratro. La ripresa riparte dall’altra direzione perché da remoto l’operatore, quando si è accorto quello che stava accadendo, ha orientato la telecamera sul punto dl crollo

TG1 – Rai Uno – “GENOVA. PONTE MORANDI, IL VIDEO DEL BLACK-OUT

Le Iene – Italia 1 – “Genova: il video di Autostrade del crollo del ponte (con black out)- Spuntano le immagini “ufficiali” del crollo del Ponte Morandi dell’A10 del 14 agosto. Manca però il momento fondamentale – Dopo due settimane, spunta il video “ufficiale” di Autostrade per l’Italia del crollo del Ponte Morandi dell’autostrada A10 a Genova del 14 agosto. Le telecamere di sicurezza, come potete vedere cliccando qui sotto, mostrano il famoso camion della Basko, poi c’è un black out, da cui emerge già lo scheletro del ponte.

Liguria Notizie – “L’ultima testimonianza della webcam del Ponte Morandi Ecco l’ultima testimonianza, (impressionante) con il video della web cam del Ponte Morandi. – Si tratta di una sequenza di 31 secondi dove appare il ponte con il suo regolare traffico di auto e mezzi pesanti sotto un forte temporale. In primo piano il furgone della Basko che si fermerà proprio sull’orlo della porzione di ponte caduto. Poi, al 5” del video c’è una specie di effetto nebbia. Successivamente appare l’immagine spettrale del ponte crollato. Con un mezzo pesante con i fari accesi.

L’unica testata giornalistica ad aver fatto notare quanto meno “una specie di effetto nebbia” in questo video completamente manomesso e rimaneggiato, è Liguria Notizie, dal cui canale YouTube sono state scaricate le immagini in questione, in formato HD720p (“Lultima testimonianza della webcam del Ponte Morandi Liguria Notizie 01092018” – Allegato 17). Il video in questione è composto da una serie di montaggi di scene differenti, con manomissioni delle immagini e del loro formato che appaiono evidenti. Innanzitutto la videocamera di Autostrade, quella situata all’uscita della galleria sul lato Ovest del ponte Morandi, identificata dal sottopancia del video del 14/08/2018 come “A10 Km. 1,15 GE-Aerop. itinere ovest” riprende immagini in formato “16:9”, mentre il video diffuso il 1° settembre è in formato “4:3”. In secondo luogo, la qualità pare visibilmente e palesemente peggiorata: si sottolinea che le riprese riguardano gli stessi minuti, se non secondi, di quanto ripreso sia dal Di Giorgio, sia dalla stessa videocamera nello spezzone di 15 secondi recuperato e pubblicato da Genova Quotidiana e diffuso il 16 agosto.

Il video comincia subito con un doppio effetto grafico. Il primo si chiama “dissolvenza”: il nero dello schermo di dissolve lasciando il posto ai primi fotogrammi della scena che va a iniziare. Il secondo effetto grafico è la “transizione”, ovvero la sovrapposizione graduale tra due scene differenti: la prima lascia il posto alla seconda entrambe con un effetto “dissolvenza”, sovrapponendo per alcuni istanti le diverse immagini. Nell’Illustrazione 16 si vede il primo effetto: dallo schermo nero appaiono ben visibili al fotogramma 13 i fari di un’auto, e le linee bianche della carreggiata autostradale.

Illustrazione 16 - Fotogramma 13

Illustrazione 16: Fotogramma 13

Mentre l’effetto “dissolvenza” ancora non è terminato, nel fotogramma 18 l’auto appena vista viene sostituita da un camion con rimorchio, oltre ad altri veicoli, tra cui un’autocisterna bianca sul lato opposto (effetto “transizione”- Illustrazione 17). Ciò significa che il video in questione quando è stato montato nella sua versione precedente conteneva una scena in più, non diffusa. Oltre al formato e alla qualità del video, sono state apportate modifiche anche alla sequenza delle immagini.

Illustrazione 17 - Secondo 0 fotogramma 18

Illustrazione 17: Fotogramma 18

Le scene montate in questo video sono diverse: 7 in totale, compresa quella iniziale di pochi fotogrammi.

Nella seconda scena si vede l’autocisterna bianca della corsia di destra dell’autostrada, che viaggia verso il ponte Morandi in direzione est, passare sotto la videocamera prima di svanire nell’effetto “transizione” successivo, che comincia con l’apparizione del “trasparente” camion Basko, mentre anche tutti gli altri automezzi vengono “sostituiti” (Illustrazione 18).

Illustrazione 18 - Secondo 3 fotogramma 10

Illustrazione 18: Secondo 3, Fotogramma 10

Particolare attenzione e rilievo vanno dati alle innumerevoli “anomalie” grafiche che sembrano apportate al video, in particolare in questa scena: vada osservato come, oltre alle tondeggianti e plausibili impurità date dalle gocce di pioggia sulla lente della videocamera, esistano e persistano evidenti zone, aree, delineate da linee definibili “geometriche”. L’autocisterna sembra scomparire in un “quadrato”, mentre sopra e sotto il ponte tutto sembra essere stato ricoperto, a tratti rettangolari, da una finta foschia con diverse tonalità (Illustrazione 19): le stesse anomalie, più evidenti, riscontrate nel video diffuso il 16 agosto.

Illustrazione 19 - Secondo 3 fotogramma 10

Illustrazione 19: Secondo 3, Fotogramma 10 – Anomalie grafiche

Illustrazione 20 - Secondo 5 fotogramma 23

Illustrazione 20: Secondo 5, Fotogramma 23

La terza scena, è quella del transito del camion Basko, che finisce nel finto blackout. Il passaggio del mezzo sfuma nel noto effetto “transizione” per lasciare posto alla finta interruzione della ripresa. A tal proposito va ricordato che il 17 agosto al Procuratore Cozzi vengono attribuite le parole “La mancanza delle immagini vera e propria o l’interruzione delle immagini è dovuta, a quanto è dato di capire, a sconnessioni sulla rete dovuta al fenomeno sismico, al crollo insomma. In poche parole, un black out»”. Il primo di settembre, due settimane dopo, il blackout è attribuito alle infiltrazioni di acqua all’interno della centralina elettrica. Nessuno di questi due casi può però spiegare il “blackout” creato, montato, aggiunto all’interno del video distribuito. In caso di blackout, la videocamera si spegne: non crea effetti grafici di “transizione” che portano a “schermi grigi” (Illustrazione 20).

La quarta scena corrisponde ai secondi di finto blackout inseriti nel montaggio di questo video ampiamente dimostrato esser stato manipolato. Scena che anch’essa “transita” alle immagini successive, che ritraggono il camion Basko fermo sul baratro con i fari accesi ripreso dalla videocamera situata dall’altra parte del viadotto e che pare al momento del crollo stesse riprendendo un altro svincolo svincolo (Illustrazione 21)

Illustrazione 21 - Secondo 8 fotogramma 12

Illustrazione 21: Secondo 8, Fotogramma 12

La scena successiva, la sesta, è l’unica a non cominciare con effetti grafici di “transizione”: riprende fin dall’inizio l’attività sotto il pilone più vicino alla telecamera, per ben 7 secondi (Illustrazione 22), per poi tornare a “transitare”, nella settima e ultima scena di quasi 14 secondi(!), in cui si passa a osservare i movimenti dei camion sotto al pilone centrale, il più vicino al punto crollato (Illustrazione 23). Da notare la presenza in queste immagini di una autocisterna bianca che lentamente si allontana dal punto del crollo, mentre un altro camion affronta una inversione di marcia per seguirne l’esempio.

Illustrazione 22 - Secondo 11 fotogramma 15 nuova scena

Illustrazione 22: Secondo 11, Fotogramma 15

Illustrazione 23 - Secondo 18 Fotogramma 0

Illustrazione 23: Secondo 18, Fotogramma Zero

7 scene differenti montate in 31 secondi di video, di cui una ovviamente aggiunta per simulare un blackout. Un altro video che non racconta nulla su quanto avvenuto, lasciando intendere tutt’altro all’opinione pubblica.

Nessun giornale o telegiornale ha mosso obiezioni su una qualunque delle anomalie finora evidenziate.

3 settembre 2018

Ansa.it – “Genova: indagini, nessuna manomissione video crollo ponte – ‘Il black out delle telecamere di Autostrade, che non hanno ripreso il momento del crollo del ponte Morandi, non è stato causato da una manomissione‘ – E’ quanto emerge dalle indagini della squadra mobile di Genova che ha risolto il giallo sul video interrotto. (…) Intanto spunta un video di una telecamera fissa di una azienda, con sede in corso Perrone che riprende chiaramente il momento del crollo di ponte Morandi dello scorso 14 agosto. Il video è in mano agli investigatori e non è stato diffuso. “Le immagini – ha spiegato il procuratore Francesco Cozzi – non le possiamo divulgare per motivi investigativi.Se i vari testimoni oculari che stiamo sentendo le vedessero rischierebbero di raccontarci una versione inquinata di come sono andate esattamente le cose. E così ci permette anche di escludere mitomani che possano inventarsi le cose””.

4 settembre 2018

Siccome i vari testimoni oculari rischierebbero di raccontare versioni inquinate agli investigatori nel caso si mostrassero loro le immagini di come sia veramente crollato il ponte Morandi, lasciano che siano i giornali a farlo, come il Corriere della Sera che offre simulazioni talmente attendibili da non rispettare neppure le poche dinamiche di cui si è a conoscenza, ovvero quelle apprese dal solo video di Di Giorgio. “Ponte Morandi a Genova: i ritardi della burocrazia mentre già era a rischio – Così è caduto: simulazione – Dal 1981, quando arrivò l’sos inascoltato dell’ingegner Morandi, al 2015, con le pastoie del ministero. Così si è arrivati alla tragedia del 14 agosto con 43 morti, famiglie con bambini, turisti, camionisti”. Nessun giornale muove obiezioni sui video palesemente contraffatti, non si vogliono divulgare immagini del crollo (e infatti a parte il video di Di Giorgio di immagini attendibili del crollo non ne sono state fornite), ma tutti concordano nel confermare sia stato un cedimento strutturale. Il giorno successivo tutte le principali testate giornalistiche hanno ripreso la fallace ricostruzione del Corriere (link1, link2, link3, link4).

17 settembre 2018

La Stampa titola “Sul crollo del ponte Morandi a Genova si allarga l’ombra del depistaggio”, ma anche stavolta non si fa alcuna menzione ai 3 video contraffatti: quello di Autostrade del 14 agosto, quello dell’isola ecologica del 20 agosto, e l’ultimo del 1° settembre. Nel mentre prende piede l’ipotesi del “TIR troppo pesante/Super TIR” quando quel ponte era oggetto costantemente e ripetutamente a carichi peggiori, come gli incolonnamenti quotidiani (autoarticolati compresi) per via dello svincolo verso Bolzaneto. Quella stessa mattina compresa.

25 settembre 2018

Ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture (MIT): “La Commissione Ispettiva del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha ultimato il suo lavoro e presentato la relazione sul crollo del Ponte di Genova. Il testo della relazione può essere visionato in calce a questa pagina. La Commissione Ispettiva è stata costituita dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti subito dopo il tragico crollo del cosiddetto ponte Morandi (Viadotto Polcevera), proprio per far luce sulle cause che hanno portato alla tragedia che ha colpito la città di Genova il 14 agosto scorso.” Tutti i media immediatamente riprendono la notizia, riportando solo le ovvie mancanze già evidenziate nei confronti di Autostrade SpA e la scarsa manutenzione, che avrebbe però comportato “un cedimento più della struttura, che degli stralli” (Link2, link3). Nessuna menzione ancora alla parte più evidente e eclatante della vicenda: i contributi video. Nella seconda parte della relazione della Commissione Ispettiva del MIT (Allegato 18), a pagina 68 si trova il capitolo “3.8 Cause e cinematismo del crollo” nel cui punto successivo, il “3.8.1 Informazioni a disposizione della commissione” si scopre che “la Commissione ha avuto disposizione, e considerato, le seguenti informazioni: (…) (b) informazioni raccolte nel corso dei sopralluoghi compiuti in data 17/08/2018 e 27/08/2018 sui luoghi dei crolli, Tali informazioni consistono nella visione personale dei luoghi, nella raccolta di informazioni dagli operatori intervenuti, in fotografie e video scattate o girati dei membri della Commissione; (c) fotografie, informazioni di stampa e video di pubblico dominio. Tali informazioni sono state generalmente tratte dalla rete internet e, come tali, ritenute non assolutamente certe, ma di affidabilità pari alla fonte da cui sono tratte. La Commissione non ha potuto, alla data di consegna della presente relazione, prendere conoscenza dell’ulteriore materiale, probabilmente di alto contenuto informativo, di cui ha appreso dell’esistenza nel corso dei sopralluoghi (ad esempio: riprese video, foto e ricostruzioni tridimensionali delle macerie effettuate dai Vigili del Fuoco) e/o di cui anche la stampa ha riportato notizia, e in particolare di riprese video ulteriori e diverse da quanto di pubblico dominio. Queste sono state richieste ripetutamente alla Procura di Genova che, alla data di consegna della presente relazione, non ha reputato fornire”. Al successivo paragrafo “3.8.3 Alcune considerazioni sui carichi presenti al momento del crollo e sulla posizione delle macerie”scrive: “Relativamente ai carichi, le informazioni tratte dal materiale video pubblico (l’unico a disposizione della Commissione) e sulle condizioni metereologiche evidenziano che al momento del crollo: a) il traffico su entrambe le carreggiate era scorrevole; b) la densità di traffico non era elevata né era presente numero elevato di mezzi d’opera o pesanti. Si ha notizia della presenza, sulla parte, crollata di almeno un mezzo d’opera con peso totale di circa 44 ton. Si tratta di carico non straordinario, che ha senz’altro percorso con elevata frequenza il viadotto nel corso di anni. Inoltre, il peso di tale mezzo d’opera è paragonabile al peso per unità di lunghezza (m, in direzione longitudinale) dell’impalcato a cassone. Si tratta, in altre parole, di un carico rilevante per quanto concerne gli effetti locali (ad esempio sulle travi di bordo) ma poco rilevante per la sicurezza complessiva del viadotto e delle sue parti; c) le condizioni metereologiche erano cattive, ma non pessime. Al momento del crollo era in corso un temporale, con caratteristiche di precipitazioni e di vento, tuttavia, non eccezionali; (…) Pare pertanto di potersi concludere che fossero assenti carichi intesi in senso generalizzato di tipo straordinario salvo quanto notato prima per eventuali effetti locali del mezzo d’opera da 44 ton”. Nel paragrafo successivo, il 3.8.4 vengono espresse delle “Ipotesi sulla dinamica del crollo” nella cui premessa viene sottolineato quanto fin qui evidenziato: “Allo stato delle informazioni non possono trarsi conclusioni definitive su quale sia stata la causa prima e sulla conseguente dinamica del crollo anche per l’impossibilità ad eseguire saggi, prelievi e sezioni sugli elementi crollati e sulle parti rimaste in piedi”.

La Commissione Ispettiva del Ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture ha dunque dovuto basare le sue conclusioni sulle testimonianze video diffuse dai media sulla base dell’affidabilità della fonte da cui sono state tratte: tutti i video diffusi però risultano manomessi, rendendo quindi inaffidabile qualunque ricostruzione che ne è seguita da parte dei media, che hanno dato risalto solo ad alcuni eventi, omettendone molti altri. Mere opinioni senza attendibilità scientifica, trasformate in sentenza grazie alla “affidabilità delle fonti”, alle quali la Commissione si è dovuta in parte adeguare, evidenziando solo pochi aspetti attendibili, quali l’analisi meteorologica (“cattiva” e non catastrofica come è stata “dipinta”, in ogni senso) e l’ininfluenza del carico pesante presente sul ponte in merito alla tenuta complessiva della struttura.

26 settembre 2018

Il giorno successivo alla denuncia del MIT (ignorata dai media) in merito alla mancata collaborazione della Procura di Genova, viene diffuso un “nuovo” video. Le “nuove ultime immagini” della videocamera di Autostrade SpA situata a ovest del ponte: la stessa telecamera del video del 14 agosto diffuso il 16 successivo, e del finto blackout del 1° settembre. Si tratta di un filmato di 4 minuti, 11 secondi e 5 fotogrammi, così come scaricato dal canale YouTube di Genova Quotidiana, in formato HD720p (Allegato 19, “Video integrale di ponte Morandi – Genova Quotidiana 720x 26092018“). Il quotidiano genovese titola e poi scrive: “Il video integrale del Ponte Morandi durante il crollo – È giunta l’autorizzazione della locale A.G., e la polizia rende pubbliche le immagini che riprendono il Ponte Morandi (dalle ore 11,32.25.alle ore 11,36.35, momento in cui la telecamera è andata in black out). <In relazione al video precedentemente diffuso da questo ufficio – spiegano in Questura -, si coglie l’occasione per precisare che si trattava di un montaggio realizzato dai nostri operatori in forma ridotta per comodità di consultazione>. In realtà, forse già a causa del polverone che si è alzato per il crollo, non si riesce a vedere distintamente la zona del crollo, ma si vedono le auto che rallentano fino a fermarsi. Altri video acquisiti dalla Procura e registrati dalle telecamere di alcune imprese della zona mostrano più distintamente l’accaduto, ma non sonno stati ancora “liberati” dall’autorità giudiziaria.” L’articolo è stato rimosso e non se ne ha copia.

Per comodità di consultazione si è fatto credere a milioni di persone che il furgone della Basko sia sfumato in un blackout (palesemente finto, che nessun giornale ha contestato), quando al contrario la telecamera ha funzionato per quasi un altro minuto intero (Illustrazione 24, minuto 3, secondo 12, fotogramma 8, mentre il video termina al minuto 4, secondo 11, fotogramma 5).

Illustrazione 24 - Basko minuto 3 secondo 12 fotogramma 08

Illustrazione 24: Camion Basko – Minuto 3, Secondo 12, Fotogramma 08

E’ importante rimandare l’attenzione a tutte le dichiarazioni controverse sul presunto blackout e sulla “ovvia” derivante mancanza di immagini del crollo, ora forse ricomparse.

Una prima doverosa verifica del video del 26 settembre riguarda il suo raffronto con le immagini girate il 14 agosto dalla telecamera di Autostrade SpA che sempre Genova Quotidiana aveva reso note e disponibili il 16 agosto. Questi 15 secondi di riprese, non corrispondono agli ultimi 15 secondi del nuovo video integrale: “le immagini diffuse non… in… continuo”, che “si rinnovano ogni tot minuti” sono state finite di registrare 4 secondi circa prima che si interrompa il nuovo video. Il “circa” non è dovuto a indolenza o incapacità di calcolo, ma alla differenza tra le immagini diffuse il 16 agosto e quelle diffuse il 26 settembre: i 15 secondi di un video non corrispondono ai 15 secondi dell’altro. Sincronizzando il primo fotogramma del video del 16 agosto al fotogramma identico del nuovo video, si nota che 15 secondi esatti dopo, l’ultimo fotogramma del vecchio video non corrisponda più, come dovrebbe, alla stessa immagine del video del 26 settembre. Nell’Illustrazione 25 sottostante sono messi a confronto il primo fotogramma del video diffuso il 16 agosto e il suo corrispettivo fotogramma gemello: il 21, dopo 3 minuti e 51 secondi del video diffuso il 26 settembre. E’ evidente fin da questa immagine che i due filmati differiscono. La luminosità accentuata e la peggiore qualità dell’immagine di sinistra risaltano nel confronto con lo stesso fotogramma del nuovo video, reso più scuro e con una ancor più marcata accentuazione dei colori violacei, già riscontrata, anche nel video del 20 agosto: forse per cercare di mitigare e nascondere le grossolane modifiche apportate di fretta la prima volta? Ad avvalorare la tesi della modifica, la messa a confronto di questi due fotogrammi con uno tratto dal video di Di Giorgio: sembrano riprendere località differenti (Illustrazione 26), seppure si tratti della stessa identica perturbazione non “eccezionale”, nel giro di pochi secondi. Con Di Giorgio è ben visibile sia il Pilone 9 che sta crollando, sia il Pilone 10 più lontano, oltre a riconoscersi la sagoma del camion Basko, del TIR che lo seguiva e i contorni e riferimenti del “paesaggio”, nonostante la videocamera sia in movimento, le immagini mosse e il video non girato in HD. Tra il punto in cui si trovava Di Giorgio e il Pilone numero 9 crollato, vi erano circa 420 metri in linea d’aria (Illustrazione 27), mentre tra la videocamera ovest di Autostrade e il Pilone 9 circa 620 metri (Illustrazione 28): al massimo un centinaio di metri, tra la videocamera ovest e i primi mezzi visibili nell’Illustrazione 24.

Illustrazione 25 - Fotogramma 1 - Minuto 3 Secondo 51 Fotogramma 21

Illustrazione 25: Fotogramma 1 a confronto con Minuto 3, Secondo 51, Fotogramma 21

Illustrazione 26 - Di Giorgio visibilità

Illustrazione 26: Visibilità Di Giorgio con camera in movimento

Illustrazione 27 - 420 metri circa in linea d aria - Di giorgio

Illustrazione 27: Distanza tra Di Giorgio e il Pilone 9: 420 metri circa in linea d’aria

Illustrazione 28 - 630 metri circa in linea d aria - Ovest

Illustrazione 28: Distanza tra Camera Ovest e il Pilone 9: 620 metri circa in linea d’aria

Proseguendo il confronto tra i due video, nell’Illustrazione 29 risalta immediatamente come al fotogramma zero del secondo 15, nel video diffuso il 16 agosto, si avesse il camper in primo piano in una posizione differente rispetto al fotogramma 21, 4 minuti e 6 secondi delle immagini del 26 settembre. Nella prima immagine, il camper sta quasi per uscire dall’inquadratura, ed è all’altezza della base del cartello autostradale; nella seconda, il mezzo è in posizione molto più arretrata. Operando una sincronizzazione tra l’ultima immagine del 16 agosto e l’immagine identica corrispettiva nel video del 26 settembre, la si ottiene solo al fotogramma zero del secondo 8, minuto 4 (Illustrazione 30).

Illustrazione 29 - Fotogramma 21 secondo 6 minuto 4

Illustrazione 29: Secondo 15, Fotogramma zero a confronto con Minuto 4, Secondo 6 Fotogramma 21 – esattamente 15 secondi dopo, i mezzi hanno posizioni differenti

Illustrazione 30 - Secondo 15 Fotogramma 0 - Minuto 4 Secondo 8 Fotogramma Zero

Illustrazione 30: Sincronizzato al Minuto 4, Secondo 8, Fotogramma Zero. Differenza, 1 Secondo e 4 Fotogrammi

La differenza tra i due video è pari dunque a 1 secondo e 4 fotogrammi (29 fotogrammi). Ciò comporta tre ipotesi: che il video del 16 agosto sia stato accelerato, che il video del 26 settembre sia stato rallentato, o che entrambi siano stati manomessi, anche nella durata. Il video del 16 agosto riporta nel sottopancia l’orario arrotondato al secondo: dunque una prima verifica è fattibile. Il primo fotogramma indica le 11:36:18 secondi e resta tale per 20 fotogrammi (dal numero zero al 24 = 25 fotogrammi = 1 secondo), mentre nell’ultimo riporta le 11:36:34 (anziché 11:36:33) per 5 fotogrammi esatti. In altre parole il video del 16 agosto è stato accelerato/tagliato per più di un secondo (Illustrazioni 31 e 32). Il video diffuso il 16 agosto da Genova Quotidiana, che afferma di averlo scaricato dal sito di Autostrade SpA prima che venisse rimosso alle 11:46 del 14 agosto, è dunque confermato avere anomalie palesi, spiegabili solo se ricondotte a manomissioni o gravi difetti della videocamera. Resta poi da comprendere come mai Genova Quotidiana (e altre fonti) abbiano affermato che il video termini alle 11:36:35, quando rispetto all’ultimo fotogramma del video del 16 agosto, sono trascorsi altri 3 secondi e 5 fotogrammi (orario teoricamente corretto di termine della ripresa, ore 11:36:37 secondi).

Illustrazione 31 - ore11 36min 18sec

Illustrazione 31: 11:36:18 (per 20 Fotogrammi): Orario di inizio

Illustrazione 32 - Ore11 36min 34sec

Illustrazione 32: 11:36:34 (per 5 Fotogrammi): Orario di termine

Il confronto tra i due “15 secondi” di video sopra menzionati, ha portato alla luce altre anomalie. Come evidenziato, i “15 secondi” del video di Autostrade diffuso il 16/8, in realtà corrispondono a 16 secondi e 4 fotogrammi nel video del 26 settembre. In questi 16 secondi abbondanti estrapolati dal nuovo video, sono presenti però ben 75 fotogrammi doppi, corrispondenti a 3 secondi esatti complessivi (75:25fg/s). Mentre per accelerare un video vengono usualmente tolti dei fotogrammi, per rallentarlo ne vengono aggiunti; così come possono essere inseriti fotogrammi doppi per toglierne degli altri e/o effettuare modifiche volte a ottenere un risultato diverso rispetto alle immagini originarie. Alla luce di queste anomalie, non è possibile affermare con certezza che il video diffuso il 16 agosto sia durato 16 secondi e 4 fotogrammi, in quanto resta a fare fede solo l’orario riportato nel sottopancia che come limite massimo arriva a 16 secondi e 24 fotogrammi (prima di passare a 11:36:35”), sempre che non sia manomesso anch’esso. Allo stesso modo non si può più fare riferimento alla durata complessiva del video diffuso il 26 settembre come a un dato attendibile per un qualsiasi calcolo orario preciso, in quanto modificato e forse rallentato. Appurato che il video del 16 agosto raffigura immagini riprese in un lasso di tempo compreso tra 16 secondi esatti e 16 secondi e 24 fotogrammi, il fatto che il video del 26 settembre abbia ben 3 secondi di fotogrammi doppi su 16 secondi e 4 fotogrammi, indica che i fotogrammi doppi e tripli hanno inciso in maniera minima sulla durata complessiva del nuovo video.

La scoperta della presenza di fotogrammi doppi ha però portato ad un lungo e complesso lavoro di analisi (Foglio di calcolo OpenOffice “Conteggio Fotogrammi doppi e anomalie – minuto 3 Genova Quotidiana 26092018 – Allegato 20”): preso come punto di partenza il minuto 3, secondo zero, fotogramma zero (poco prima dell’entrata in scena del camion Basko), è stato analizzato ogni singolo fotogramma, fino all’ultimo, alla ricerca di tutte le immagini duplicate.

Su 1.781 fotogrammi, ben 361 sono risultati doppi o addirittura tripli: il 20,26%, ovvero quasi 15 secondi (14” e 11 fotogrammi) su quasi 72 (71” e 6 fotogrammi).

Questa analisi è stata condotta sul video di Genova Quotidiana, ma onde evitare dubbi sulla sua attendibilità (ogni video caricato in rete e poi scaricato subisce delle conversioni di formato che possono alterarne qualche dato), tale raffronto è stato esteso anche ai video scaricati dai canali YouTube (Allegati 21, 22, 23) di Liguria Oggi, La Repubblica e Genova Post:

tutti i fotogrammi doppi e tripli sono stati confermati, quindi presenti nel file originario distribuito ai media. Non solo: durante l’analisi, sono state identificate numerose altre anomalie difficilmente imputabili a difetti di conversione. Anche queste anomalie sono presenti e confermate negli altri 3 video.

Solo in due casi, in un solo video su 4 (quello pubblicato da La Repubblica), non è evidente la presenza della stessa anomalia. Nel citato foglio di calcolo creato in formato OpenOffice, nel foglio “Confronto 5 video”, è presente l’elenco dei fotogrammi duplicati e di alcune delle anomalie riscontrate: dati verificati tra 4 differenti file video, 5 contando i 15 secondi confrontati e confermati del video diffuso il 16 agosto.

Il video del 26 settembre riserva altre sorprese. La versione ufficiale narra della fortuna riservata al conducente del camion Basko, ultimo a fermarsi, appena in tempo, quasi sulla linea del baratro: furgone visibile anche nelle immagini di Di Giorgio. L’angolo anteriore sinistro del cabinato blu del camion Basko fa la sua apparizione al minuto 3, secondo 9, fotogramma 14. Lo separano dal ponte crollato 500 metri circa. Considerata una velocità pari a 70Kmh, lo spazio di reazione del conducente (ovvero lo spazio che il mezzo continua a percorrere dal momento in cui ci si accorge del pericolo a quando si aziona il freno) corrisponde a circa 21 metri (18 a 60Kmh). Lo spazio di frenata (quello percorso prima che il mezzo si fermi del tutto) è pari a 48 metri in caso di pioggia (35 metri se a 60Kmh). Il totale di 69 metri circa (53 se a 60Kmh), è lo spazio di arresto, ovvero i metri percorsi dal momento in cui si percepisce il pericolo, e il punto di arresto totale del veicolo. Questi 69 metri di traducono in poco più di 7 secondi (70Kmh/2 = 35Kmh, ovvero 9,7 metri al secondo, ovvero 69/9,7= 7,1 secondi; a 60Kmh i secondi diventano 6,2). I restanti 431 metri circa, a 70kmh orari (70kmh corrispondono a 19,44 metri al secondo) sono stati percorsi in 22 secondi circa (27 circa se a 60Kmh=16,67m/s). Il camion Basko dunque si deve essere accorto del pericolo tra il secondo 31 e il secondo 36 circa, del minuto 3 dell’Allegato 19, e si deve essere dunque fermato all’incirca tra il secondo 38 e il secondo 42. Il conducente poteva viaggiare più lentamente o più velocemente, essersi accorto prima del crollo e avere rallentato, ma si tratterebbe comunque al massimo di una manciata di secondi di differenza: il video termina a 4 minuti e 10 secondi, circa 30 secondi dopo. Anche considerando la presenza dei fotogrammi doppi/tripli e quindi di un possibile effetto “rallentatore”, si è già visto comparando il filmato diffuso il 16 agosto che l’incidenza sulla durata complessiva sarebbe comunque minima rispetto ai 15 secondi totali di immagini doppie: immagini che sono tra l’altro ripartite lungo l’intera parte di video analizzata (più di un minuto). Tolta quindi una ipotetica manciata di secondi, rimarrebbe ancora troppo il tempo senza alcuna motivazione plausibile rispetto alla narrazione ufficiale dell’incidente: il camion Basko si è fermato appena in tempo prima di cadere nel vuoto. La ricostruzione dei testimoni sopravvissuti non parla di code stazionarie ma al massimo di traffico rallentato dal maltempo e mezzi in movimento caduti con il ponte stesso, con sorpassi azzardati, accelerazioni improvvise e frenate all’ultimo momento (link2, link3). Il MIT lo conferma nella relazione (“il traffico su entrambe le carreggiate era scorrevole – la densità di traffico non era elevata”). Se il ponte fosse dunque crollato prima, è possibile che non si veda proprio nulla? Analizzando il video del 20 agosto si è appurato che dal primo cedimento visibile del lato ovest del ponte al doppio bagliore di luce durante il crollo del Pilone 9 sono intercorsi circa 5 secondi: se l’autista del camion Basko si è accorto del pericolo tra il secondo 31 e il secondo 36 circa del terzo minuto del video del 26 settembre, il crollo e il famoso bagliore devono essersi manifestati in quei secondi o in quelli immediatamente successivi. Essendo nel video di Di Giorgio palesemente visibile il doppio lampo, ed essendo la luce un elemento difficile da nascondere, si è provato a cercarne un qualche riscontro. Le prossime illustrazioni sono 5 fotogrammi in sequenza: il fotogramma 19 (Illustrazione 33), 20 (Illustrazione 34), 21 (Illustrazione 35), 22 (Illustrazione 36) e 23 (Illustrazione 37) del secondo 38, minuto 3 dell’Allegato 19: si osservi la zona indicata.

Illustrazione 33 - Fotogramma 19 Secondo 38 Minuto 3

Illustrazione 33: Fotogramma 19, Secondo 38, Minuto 3

Illustrazione 34 - Fotogramma 20 Secondo 38 Minuto 3

Illustrazione 34: Fotogramma 20, Secondo 38, Minuto 3

Illustrazione 35 - Fotogramma 21 Secondo 38 Minuto 3

Illustrazione 35: Fotogramma 21, Secondo 38, Minuto 3

Illustrazione 36 - Fotogramma 22 Secondo 38 Minuto 3

Illustrazione 36: Fotogramma 22, Secondo 38, Minuto 3

Illustrazione 37 - Fotogramma 23 Secondo 38 Minuto 3

Illustrazione 37: Fotogramma 23, Secondo 38, Minuto 3

Mentre resta facilmente visibile sia il Pilone 9 (solo il lato a sud) sia la sezione del ponte oggetto del crollo, nei fotogrammi 20, 21 e 22 si vede perfettamente anche un bagliore di luce che sovrasta e delimita i contorni di quella che altro non parrebbe essere se non una modifica grafica applicata all’area indicata e già segnalata. Se si tratti di uno dei tanti lampi dovuti al temporale (dei quali non si ha però una sola altra traccia evidente in questi 4 minuti) o del doppio lampo del video di Di Giorgio, non vi sarebbe certezza. Al contrario, nell’ultima illustrazione parrebbe tornare visibile l’intera arcata del Pilone 9. Esattamente nel lasso di tempo in cui il ponte dovrebbe crollare sulla base degli unici dati noti, viene dunque individuato un bagliore apparire da alcuni “difetti grafici”. Bagliore che potrebbe essere quello ripreso anche da Di Giorgio mentre il Pilone 9 si sbriciola: nei fotogrammi successivi però, e fino alla fine del filmato, resta sempre a tratti visibile o quanto meno individuabile la struttura del ponte che dovrebbe essere collassata. Restando in tema di video artefatti, va sottolineato a questo punto che una registrazione effettuata da una videocamera fissa su un ponte anch’esso ovviamente immobile, è facilmente manipolabile sovrapponendo delle immagini registrate in precedenza al posto di quelle che si desidera nascondere, inserendo un pezzo di video selezionato in una cornice all’interno del video principale. Peggiorando poi artificialmente la qualità del video nel suo complesso si occulterebbero le differenze altrimenti visibili (i movimenti dei mezzi sul rettilineo del ponte non coinciderebbero con quelli ripresi sotto la videocamera nei due sensi di marcia). Sarebbe facile per chiunque, “ritagliare” un pezzo di video riprendente solo l’area del Pilone 9 e suo impalcato girato in precedenza, e sovrapporlo al posto delle immagini in cui si vedrebbe il ponte crollato. Se il ponte non è invece crollato se non dopo il termine del filmato (interrotto per un cortocircuito in una centralina elettrica e non più a causa del sisma/crollo del ponte, come nella prima versione) più di 30 secondi dopo il “bagliore”, per quale motivo le auto frenano e accendono i lampeggianti di emergenza a partire da quei secondi, e dove sono arrivate in quel lasso di tempo? Dopo il passaggio del camion Basko, si contano altri 43 veicoli passare sotto la videocamera ovest, direzione est, prima del “blackout”: la maggior parte a velocità ben più elevate dei mezzi pesanti circolanti sulla corsia di destra. Nelle rare immagini successive al disastro che riprendono gli automezzi superstiti sul lato ovest del viadotto, reperibili soprattutto su siti esteri o su siti non facenti parte di gruppi editoriali rinomati (Illustrazione 38- Allegato 24Immagine ripresa il 14 agosto pomeriggio) è chiaramente visibile l’assenza di traffico intorno e dietro al camion Basko: fino all’uscita della curva, 200 metri e oltre più indietro, dove il grosso dei veicoli è rimasto imbottigliato, si contano solo 9 altri automezzi.

Illustrazione 38 - Stella dItalia 14082018 Ponte Morandi coda lato dx

Illustrazione 38: Fonte Stella d’Italia News.com – Foto del 14/08/2018

La maggior parte delle auto che lo seguivano, sono o passate indenni dall’altra parte o cadute nel vuoto insieme ai due camion che lo precedevano: come il caso della Opel gialla che appare ben 20 secondi abbondanti dopo il passaggio di Basko mentre sorpassa delle auto a forte velocità. Solo senza subire rallentamenti, causati del traffico, si sarebbe potuto avverare il suo triste epilogo. Il camion Basko e la coppia di tir davanti a lui (Tir bianco e Tir blu con cabinato rosso) erano separati rispettivamente da 8 e 5 secondi circa nel video diffuso il 26 settembre. Il Tir blu si è schiantato sulla via 30 giugno 1960, dietro al Tir bianco che giace nell’alveo del torrente (Illustrazione 39); circa 9 erano invece i secondi che lo separavano dal Tir Esperia che lo seguiva e che ancora si ritrova dietro a crollo finito, coerentemente fermo a un centinaio di metri di distanza. Tutte distanze compatibili solo con una viabilità scorrevole e con la ricostruzione temporale suesposta. Dietro il Tir Esperia, le due auto bianche apparse insieme alla Opel gialla (una con tettuccio nero ben individuabile, ora dietro a un’auto scura) che le stava sorpassando, a più di un centinaio di metri. Il pulmino bianco con i finestrini scuri che le seguiva resta ancora più indietro, imbottigliato all’uscita dalla curva nella corsia di destra, mentre il furgoncino bianco che passa sotto la videocamera 10 secondi dopo (lanciato a forte velocità), si trova poi qualche auto più avanti, bloccato da altri due mezzi, nella corsia di sorpasso: appena “superato” contromano da un’auto bianca che probabilmente ha tentato una improbabile fuga effettuando un’inversione di marcia. Nonostante le numerose manomissioni e/o anomalie grafiche, il tragitto degli imponenti Tir è comunque individuabile fino al termine della lunga curva situata davanti alla videocamera, e nessuno di essi ha subito rallentamenti visibili, dovuti al traffico o altro, che al contrario pare più che confermato essere stato scorrevole soprattutto sulla corsia di sorpasso.

Illustrazione 39 - Stella dItalia 14082018 Ponte Morandi parte crollata dx

Illustrazione 39: Fonte Stella d’Italia News.com – Foto del 14/08/2018

Le posizioni dei veicoli dopo la tragedia sono palesemente incompatibili con una situazione di traffico intenso o code: il Tir Esperia avrebbe dovuto essere a ridosso del camion Basko, come avrebbero dovuto essere presenti molti altri veicoli in prossimità del ponte, se il crollo fosse avvenuto veramente dopo il “blackout” della videocamera, dopo le 11:36 e 37 secondi circa, ovvero più di un minuto dopo il passaggio del camion verde sotto di essa. Ciò che ha imposto all’autista del camion Basko di frenare fermandosi dove è stato ripreso nelle immagini di Di Giorgio e nelle immagini del pomeriggio successivo il crollo, non può che essere avvenuto proprio in quel lasso di tempo che è stato in precedenza calcolato, tra il minuto 3 e 31 secondi e il minuto 3 e 36 secondi, più o meno, del video rilasciato in data 26 settembre: prima delle immagini (maldestramente rimaneggiate o frutto di qualità davvero scadente di hardware e software) pubblicate sul sito di Autostrade il 14 agosto, diffuse solo due giorni dopo da Genova Quotidiana. Se il ponte fosse veramente crollato successivamente il termine dei due filmati, ovvero più di 30 secondi dopo l’arresto dei veicoli, andrebbe compreso cosa (o chi) abbia fermato il traffico in quel modo, con così largo anticipo, e soprattutto il perché.

Illustrazione 40 - Fotogramma 21 Secondo 51 Minuto 0

Illustrazione 40: Fotogramma 21 – Secondo 51 – Minuto Zero – Ore 11:33:18

Illustrazione 41 - Fotogramma 21 Secondo 51 Minuto 1

Illustrazione 41: Fotogramma 21 – Secondo 51 – Minuto 1 – Ore 11:34:18

Illustrazione 42 - Fotogramma 21 Secondo 51 Minuto 2

Illustrazione 42: Fotogramma 21 – Secondo 51 – Minuto 2 – Ore 11:35:18

Illustrazione 43 - Fotogramma 21 Secondo 51 Minuto 3

Illustrazione 43: Fotogramma 21 – Secondo 51 – Minuto 3 – Ore 11:36:18

Le grossolane e ben visibili anomalie grafiche di cui si è parlato appaiono sempre più evidenti con l’avvicinarsi del momento in cui il ponte crolla. Nelle precedenti 4 foto (Illustrazione 40 – 41 – 42 – 43), il confronto tra le immagini distanziate da un minuto esatto, calcolato a ritroso da quella sincronizzata con il primo fotogramma (riportante l’orario 11:36:18 secondi) del video diffuso del 16 agosto (Illustrazione 25 – che coincide con il minuto 3, secondo 51, fotogramma 21 del video diffuso il 26 settembre).

3 minuti e 1 fotogramma è il tempo che ufficialmente separa le 4 fotografie. In 3 minuti si è persa luminosità, colore, contrasto, eppure, come riportato anche nella relazione della Commissione Ispettiva del MIT, si è trattato sì di un fenomeno atmosferico sì intenso, ma non pessimo o di portata eccezionale, quello che si è verificato quel giorno. Va inoltre sottolineato che alle 11:36:18 secondi (minuto 3 e 51 secondi del video), sia il ponte sia il Pilone 9 potrebbero essere già crollati: il camion Basko si dovrebbe essere accorto del pericolo già da una ventina di secondi, il “lampo di luce” è apparso 13 secondi prima, e la durata complessiva del crollo, dal primo cedimento visibile dell’impalcato alla scomparsa del Pilone 9, è inferiore ai 15 secondi complessivi. Ovviamente questa valutazione sull’orario resta un’ipotesi valida fintanto l’orario indicato nel sottopancia del video di Autostrade Spa diffuso il 16 agosto, sia confermato o non risulti manomesso anch’esso.

Proseguendo l’analisi dell’ultimo minuto circa del video in questione, altro esempio di anomalia evidente (cambio repentino nella qualità dell’immagine) avviene al Minuto 3, Secondo 2, tra il fotogramma 15 (identico ai fotogrammi 13 e 14 – Illustrazione 44) e il fotogramma successivo (16 – Illustrazione 45). Nonostante le “anomalie” già presenti il ponte è ancora ben visibile insieme al Pilone 9 del quale si vedono chiaramente entrambe le antenne, si riconosce ancora un panorama minimo e persistono delle tonalità di colore. Dopo tre fotogrammi identici, in un frazione di secondo (1/25, per la precisione) la visuale peggiora in modo evidente in tutta l’area che circonda il pilone poi crollato: il lato sud del pilone sembra immerso in una colonna di pixel che si erge dal tetto dell’edificio sottostante, la linea del ponte sembra selezionata/tagliata in “fasci” simili, i pilastri sottostanti all’uscita dalla curva del viadotto e il tetto dell’edificio dietro di essi di colpo diventano indefiniti. Da sottolineare la linea netta che separa la parte destra dalla sinistra del tetto del grande complesso che occupa la visuale dell’area antecedente il ponte, sopra l’abitacolo del camion.

Illustrazione 44 - fotogramma 15 3 uguali Secondo 2 Minuto 3 frecce

Illustrazione 44: Fotogramma 15 – Secondo 2 – Minuto 3

Illustrazione 45 - fotogramma 16 secondo 2 Minuto 3 frecce mutazione

Illustrazione 45: Fotogramma 16 – Secondo 2 – Minuto 3

Esattamente un secondo dopo (fotogramma 15, anch’esso identico al 13 e 14 che lo precedono, del secondo 3, minuto 3 – Illustrazione 46), si ripropone una situazione simile: con il passaggio al fotogramma 16 (Illustrazione 47) quel poco di colore rimasto viene sostituito da scale di grigio più o meno chiaro, restando ben visibili le linee di demarcazione tra i vari settori modificati. Si prenda nota del contrasto tra la zona circostante il Pilone 9, di fatto totalmente in bianco e nero, con la parte alla sua destra dove si riscontra il già noto colore “blu/violaceo”. Il resto dell’immagine risulta anch’esso schiarito con un effetto nebbia più consistente, ma con una tonalità tendente al rosa/viola chiaro, soprattutto nella parte in cui è ben inquadrata la carreggiata, che presenta altre vistose anomalie sempre difficilmente imputabili a fortuite coincidenze in fase di conversione fra diversi formati.

Illustrazione 46 - Fotogramma 13 14 15 Minuto 3 secondo 3 colori frecce

Illustrazione 46: Fotogramma 15 – Secondo 3 – Minuto 3

Illustrazione 47 - Fotogramma 16 Secondo 3 Minute 3 dopo 3 uguali colori frecce

Illustrazione 47: Fotogramma 16 – Secondo 3 – Minuto 3

Un’altra interessante “anomalia” è quella che comincia con il fotogramma 21, secondo 48, minuto 3: rispetto al fotogramma precedente, c’è un cambio di luminosità (Illustrazione 48) che sembra poi “espandersi” per alcuni fotogrammi, e infine scomparire bruscamente 20 fotogrammi dopo, con un miglioramento complessivo delle immagini. Dunque 3 secondi dopo il presunto lampo potenzialmente associato in precedenza a quello ripreso da Di Giorgio, appaiono delle anomalie che ricordano lo spostarsi di una nube, di polvere in questo caso. Altra ipotesi è che il presunto primo lampo, fosse veramente il lampo antecedente il crollo visto da alcuni testimoni, e che questa non sia polvere ma il lampo del video di Di Giorgio. Teoria plausibile: la luce è esclusivamente dal lato in cui si è sviluppata, e al di sotto della linea del ponte, come quella ripresa dal dipendente di Ansaldo. O ancora potrebbe non essere né luce né polvere, ma il fumo che la testimone Silvia Vieri ha dichiarato d’aver visto: “abbiamo visto un lampo e questo fumo salire dal ponte…”. Ciò sposterebbe comunque in avanti di 10 secondi circa l’ipotetico orario del crollo, a 3 secondi dall’inizio del video di Autostrade SpA diffuso il 16 agosto: nel momento in cui terminava l’ipotetico crollo?

Illustrazione 48 - Confronto Minuto 3 Secondo 48 Fotogramma 20e21

Illustrazione 48: Confronto Minuto 3, Secondo 48, Fotogrammi 20 e 21

Per le analisi delle altre ulteriori anomalie riscontrate dal minuto 3 al termine del video diffuso il 26 settembre si rimanda a quanto riscontrato nel già citato foglio di calcolo, mentre un ultimo confronto fra queste immagini e quelle della videocamera del Tir che, viaggiando in senso di marcia opposto, ha ripreso il tratto finale della curva fino all’entrata della galleria, incrociando il camion Basko e gli altri veicoli, è quanto meno doveroso. Nel video “integrale” il Tir in questione appare al minuto 3: dal secondo 18 al secondo 29 circa, quando raggiunge la cartellonistica sotto la videocamera di Autostrade SpA. Nell’Illustrazione 49 si è messo a confronto un fotogramma di questo video amatoriale (“Crollo ponte di Genova. Video amatoriale”- Allegato 25) mentre sta per incrociare il Tir “Esperia”, con quello grossomodo corrispettivo del video “integrale” del 26 settembre (fotogramma 24 del secondo 22, con l’articolato a malapena riconoscibile per le anomalie).

Illustrazione 49 - Confronto con Video amatoriale Camion in carreggiata opposta

Illustrazione 49: Confronto con video amatoriale (al centro) del Tir in carreggiata opposta

Nonostante la scarsa qualità delle immagini della videocamera “amatoriale” (probabilmente una “dashcam”, una videocamera fissa di bordo) e il formato ridotto della ripresa, risulta palese la differenza, una volta sovrapposte. Entrambe riprendono lo stesso maltempo, nello stesso istante. Dal Tir è visibile e riconoscibile persino la videocamera di Autostrade, mentre la stessa videocamera non arriva a riprendere il Tir Esperia e le auto che lo seguono. Il video integrale mostra uno scenario surreale forse crepuscolare, l’altro un temporale estivo poco prima di mezzogiorno.

Questa sola immagine dovrebbe essere sufficiente a fare comprendere la gravità delle manomissioni effettuate sui video, diffusi dai mass media. Non si può credere che la sicurezza dei cittadini e utenti del sistema autostradale, possa essere affidata a società che davvero utilizzino delle videocamere che effettuino riprese simili.

Si sottolinea nuovamente che nessun media o organo di stampa ha fatto cenno a queste anomalie. Al contrario, le principali testate hanno aggiunto solo dubbie ipotesi senza base alcuna.

La Repubblica titola e scrive: “Ponte Morandi, nuovo video subito prima del crollo– Immortalano il ponte Morandi gli attimi prima del crollo le nuove immagini, riprese dalle telecamere di Autostrade, diffuse questa mattina dalla Questura di Genova. Il video va dalle 11.32 alle 11.36 dello scorso 14 agosto: si vedono le auto e i camion, provenienti da entrambi i sensi di marcia, transitare sul viadotto, sotto la pioggia, il cielo sempre più scuro tanto che ad un certo punto nelle riprese non si riescono più a distinguere gli stralli. Fra i mezzi anche il furgone della Basko poi fermatosi sul ciglio del ponte crollato: dal momento del suo passaggio sotto la telecamera e prima che il video si interrompa – quasi in contemporanea al crollo, per colpa di un black out alla centralina elettrica che alimenta le telecamere posizionate nella zona – passa quasi un minuto: il traffico in quei momenti scorreva molto rallentato proprio per colpa della pioggia fortissima. Le nuove immagini sono state diffuse dopo le polemiche sulla possibile manomissione del video divulgato lo scorso primo settembre. “Si coglie l’occasione per precisare – fa sapere a proposito del precedente video la Questura di Genova – che si trattava di un montaggio realizzato dai nostri operatori in forma ridotta per comodità di consultazione”. Video: Polizia di Stato”. Nel video del 1° settembre è stato inserito un finto blackout (inizialmente imputato al crollo, poi a un’infiltrazione d’acqua immediatamente prima del crollo) al passaggio del camion Basko, oltre ad aver cambiato il formato (da 16:9 a 4:3) e la qualità delle immagini, ma erano solo “polemiche sulla possibile manomissione”; senza contare che qualcuno ha aggiunto anche distorsioni grafiche.

Il Fatto Quotidiano titola e scrive “Ponte Morandi, nessuna manomissione dei filmati di Autostrade. La polizia diffonde il video integrale prima del crollo – Immortalano il ponte Morandi poco prima del crollo le nuove immagini, riprese dalle telecamere di Autostrade, diffuse questa mattina dalla Questura di Genova. Il video va dalle 11.32 alle 11.36 dello scorso 14 agosto: si vedono le auto e i camion, provenienti da entrambi i sensi di marcia, transitare sul viadotto, sotto la pioggia e il cielo sempre più scuro. La diffusione giunge dopo le polemiche su una possibile manomissione del video divulgato il primo settembre. Il blackout alla centralina elettrica che alimenta le telecamere della zona interrompe la ripresa poco prima del crollo del ponte”.

Il Secolo XIX: “Il video del crollo del Morandi (che non si vede) in versione integrale – Genova – Il video in apertura di questo articolo è la versione integrale di quanto ripreso dalle telecamere di Autostrade sequestrate dalla squadra mobile. Le immagini mostrano il Ponte Morandi dalle ore 11,32.25. alle ore 11,36.35, ovvero fino al momento in cui la telecamera è andata in black out proprio in concomitanza del crollo. Si vede chiaramente il furgone della Basko passare e quindi le macchine frenare e mettere le quattro frecce di segnalazione di qualcosa di pericoloso per gli altri veicoli che stanno sopraggiungendo. Il crollo, invece, non si vede perché c’è una nube che impedisce di distinguere i momenti precedenti. In precedenza il video diffuso dalla polizia era stato montato”.

Le altre principali testate giornalistiche non rilanciano l’uscita del nuovo video, ma si incentrano sui risultati della Commissione Ispettiva del MIT.

Il Corriere della Sera “Genova, commissione Mit: «Crollo del Ponte Morandi più dalla struttura che dagli stralli – Si ritiene più verosimile che la causa prima» del crollo del ponte Morandi a Genova «non debba ricercarsi tanto nella rottura di uno o più stralli, quanto in quella di uno dei restanti elementi strutturali (travi di bordo degli impalcati tampone o impalcati a cassone) la cui sopravvivenza era condizionata dall’avanzato stato di corrosione presente negli elementi strutturali». Lo scrive la Commissione ispettiva del Mit (ministero delle infrastrutture e dei trasporti) nella relazione sul crollo del ponte Morandi. Alcune delle foto allegate al rapporto della Commissione ispettiva del ministero dei Trasporti sul crollo del ponte Morandi (Ansa)”.

Il Giornale: “Così è crollato Ponte Morandi: le ipotesi della commissione – La relazione finale della Commissione ha analizzato tre ipotesi sul crollo del viadotto di Genova. Le prime due riguardano il cedimento della parte ovest o est del pilone 9 – Sul crollo del Ponte Morandi a Genova, la commissione del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha studiato le ipotesi ritenute più verosimili. Nella relazione finale, si legge che gli ispettori, pur non avendo accesso ai video della procura, hanno analizzato tre ipotesi, ritenute le più attendibili”.

Le rimanenti testate online non hanno pubblicato nulla in merito al nuovo video e alla relazione del MIT, riferendosi a Genova solo in merito alle vicessitudini della ricostruzione legata al relativo Decreto. Solo due testate locali dunque hanno affermato che l’ultimo video diffuso ha ripreso il crollo del ponte, mentre le altre o han fatto credere l’opposto, o hanno parlato delle ipotesi di causa del crollo formulate dal MIT, omettendo di specificare però che la relazione ha affermato anche che “Allo stato delle informazioni non possono trarsi conclusioni definitive su quale sia stata la causa prima e sulla conseguente dinamica del crollo anche per l’impossibilità ad eseguire saggi, prelievi e sezioni sugli elementi crollati e sulle parti rimaste in piedi”. Ancora nessun media ha messo in discussione la validità di una relazione di una Commissione Ispettiva a cui è stato negato l’accesso a immagini e documenti ufficiali, tanto meno contestato o sollevato dubbi sul materiale distribuito, fin qui già ampiamente dimostrato non corrispondere a quanto lasciato intendere.

30 settembre 2018

La trasmissione Le Iene, Italia 1, manda in onda un servizio dal titolo “Ponte di Genova: le ipotesi sballate e quello che non torna davvero” durante il quale nessuna delle anomalie qui elencate viene presa in considerazione, eppure redazione e giornalista si arrogano il diritto di mentire agli italiani su quello che “non torna davvero”, limitandosi a contestare specifiche ipotesi decise da loro e ovviamente prive di senso per come sono state raccontate, nonostante ci siano seri professionisti che dati alla mano contestino la dinamica del crollo così come raccontata da lor signori, i “mass media”. Riferendosi alla teoria che vede come possibile causa della rottura dei tiranti/stralli la caduta di un fulmine che ha colpito il ponte, il giornalista dice “Una delle prime ipotesi che si è diffusa è quella del fulmine che avrebbe colpito il ponte: a raccontarlo solo alcuni testimoni oculari del crollo. (…) Come tutti hanno visto dai vari filmati la zona in quei minuti era sotto un violento temporale e in effetti secondo questo noto sito americano che registra le attività temporalesche di tutto il mondo un fulmine sarebbe caduto nei pressi del ponte pochi secondi prima del crollo: ma il sito registra anche il punto di impatto del fulmine che anche tenendo conto di una certa approssimazione cade al massimo vicino, ma non sul ponte, quindi non può avere a che fare col crollo”. L’impatto sarebbe avvenuto, secondo quanto afferma il giornalista de Le Iene, proprio nel punto su cui era puntata la videocamera 2 dell’isola ecologica Amiu (Illustrazione 50). La telecamera dalle cui riprese sono state scelte e estrapolate 4 scene differenti per un totale di 1 minuto e 22 secondi, durante le quali non si vede alcun fulmine, per tutta la durata dell’intera ripresa della Cam2 (solo il doppio lampo ripreso anche da Di Giorgio, che sembra acclarato non essere un fulmine) ma l’opinione pubblica, per colpa di uno servizio “giornalistico” basato su ipotesi ridicole inventate su fatti non compatibili con le informazioni già a disposizione (soprattutto ai media televisivi che hanno accesso ad attrezzature e programmi di elaborazione più sofisticati), sempre più reputa come assurda ogni documentata richiesta di spiegazioni.

Illustrazione 50 - Le Iene - punto di caduta del presunto fulmine 30 settembre 2018

Illustrazione 50: Le Iene – punto di caduta del presunto fulmine 30 settembre 2018

1 ottobre 2018

Antennatre titola un servizio “Ponte Morandi, si allarga il fronte complottista” (Allegato 26), durante il quale manda in onda un’intervista all’Ingegner Segantini. Fin dal titolo si comprende come tutti i media stiano seguendo un prefissato obiettivo: screditare ogni richiesta di risposte a specifiche domande, denigrando di fatto chiunque provi ad utilizzare il raziocinio su un dramma di siffatte proporzioni. Giornalista: “Dopo le dichiarazioni shock del professor Enzo Siviero, già docente allo Iuav, si allarga a Venezia il fronte di quanti sostengono la tesi che il ponte Morandi di Genova sia stato abbattuto in maniera intenzionale attraverso l’uso di esplosivi”. Ing. Segantini: “Secondo me è successa una demolizione voluta”. Giornalista: “L’ingegner Vito Segantini ha passato le ultime settimane a studiare tutti i documenti disponibili sul crollo del manufatto ed è arrivato alle stesse conclusioni del collega, sintetizzate in una relazione in 12 punti che solleva una pesante mole di interrogativi”. – Ing. Segantini: “Dai filmati disponibili, si possono notare forti bagliori prima della caduta del Pilone, a impalcato già caduto e le testimonianze che vengono riferite, anche televisive, affermano che ci sono stati forti tuoni in quel momento lì quindi sarebbe bene accertare se c’è stato dell’esplosivo o meno, magari una perizia chimica sui resti del Ponte”. Giornalista: “La procura di Genova titolare dell’inchiesta ha bollato la tesi dell’attentato come delirante: <<Sulla base degli elementi da noi raccolti non ci sono evidenze di esplosioni,>> ribadiscono <<ne sono state trovate tracce di acetilene o altre sostanze che possono supportare queste fantasie>>. Dichiarazioni che non sono bastate a tranquillizzare Segantini”. Ing. Segantini: “La successione degli eventi dai filmati che sono disponibili cambia in base ai vari filmati: ad esempio anche un ultimo filmato che è stato prodotto dalla Polizia o dalla procura mostra il traffico fluente su questo ponte e poi si annebbia improvvisamente il filmato proprio nel punto quando noi dobbiamo vedere. In più si sovrappone un filmato precedente in cui famoso camion della Basko è in due posizioni diverse nel medesimo istante: delle due l’una o un filmato è stato modificato oppure c’è qualcosa che noi non possiamo capire”. Al momento le uniche fantasie sono quelle imposte ai cittadini italiani sulla base di falsi filmati passati tra le mani della Procura e dei mass media, senza che nessuno di loro abbia mosso accezioni sui contenuti mistificati o dato spiegazioni in merito alla loro diffusione. Non “sono state trovate tracce di acetilene o altre sostanze”: dove siano state cercate, se dai video diffusi e dalla disposizione delle macerie e rottami nessuno ha ancora potuto fornire una ricostruzione credibile della dinamica del crollo, è assolutamente da verificare prima della distruzione dei reperti. “Altre sostanze”, in caso di una azione criminale eventualmente voluta e studiata a tavolino da professionisti, come ovvio sarebbe aspettarsi in un caso simile, è una affermazione decisivamente superficiale. Quali perizie e su quali resti, sono state effettuate? Sono state escluse tutte le ipotesi, appurato che quella ufficiale non convince esperti del settore?

3 ottobre 2018

Genova, nuovo video del crollo del ponte Morandi” – TG La7. “Genova, la Guardia di Finanza diffonde un nuovo video del crollo di Ponte Morandi”– RaiNews. “Genova, crollo del ponte Morandi: il nuovo video” – TGCom24. “Ponte Morandi, nuovo video del crollo” – La Repubblica TV. “Ponte Morandi, nuovo video gdf, ma le immagini saltano il momento del crollo” – Genova Quotidiana (”Ponte Morandi nuovo video gdf – GenovaQuotidiana HD720p” – Allegato 27). “Ponte Morandi, c’è un nuovo video della tragedia” – ANSA: “La guardia di finanza di Genova ha diffuso un nuovo video del crollo del ponte Morandi. Si tratta di un filmato che unisce le riprese delle telecamere di sorveglianza dell’Ansaldo e della ditta Piccardo. Nella prima parte si vede il viadotto ripreso da lontano che ad un certo punto viene avvolto da una enorme nube. Nella seconda parte, che riprende la strada in basso lato Ovest in direzione sud si vedono le auto che passano e poi, dopo un salto immagine dovuto a un black out, si vede l’asfalto del ponte crollato, un furgone fermo e due persone che si allontanano dalle macerie”. Nessun blackout, nessun nuovo video del crollo. Un “nulla di nuovo” che sbigottisce, prova di per sé sulla montagna di disinformazioni.

La prima parte del video dura 32 secondi esatti, e mostra le riprese effettuate da una telecamera situata all’angolo di un edificio in corso Perrone che la stampa asserisce essere di proprietà della Ansaldo, alle spalle di un distributore di carburante Eni (Illustrazione 51). La videocamera riprende sullo sfondo il Pilone 10 del Ponte Morandi: quello centrale, a circa 1.200 metri di distanza. La visuale del Pilone 9 (crollato tra le 11:36 o al massimo le 11:37) sarebbe comunque impedita dalla presenza degli alberi sulla destra, mentre il Pilone 11 è coperto da un palo situato a breve distanza davanti alla videocamera. In nessun caso quello inquadrato dalle immagini può essere il Pilone 9: per la prospettiva e grazie alla buona visuale, sarebbe visibile sulla sinistra almeno un’altra delle due arcate del ponte (Illustrazione 52).

Illustrazione 51 - Posizione Videocamera Corso Perrone 110

Illustrazione 51: Posizione Videocamera “Ansaldo” in corso Perrone

Illustrazione 52 - Visuale telecamera Corso Perrone 1200 metri ca

Illustrazione 52: Visuale telecamera Corso Perrone: 1200 metri ca dal Pilone 10, unico osservabile

La prima evidente peculiarità di questi 32 secondi riguarda l’orario in sovrimpressione: indica come ora di inizio le 11:39 e 47 secondi e termina alle 11:40 e 19 secondi del 14 agosto 2018. L’impressione iniziale è che si tratti di una videocamera che riprenda un solo fotogramma per secondo, per un totale di 32 secondi, quindi 32 immagini. E’ falso! Per i primi 14 secondi (e 3 fotogrammi) si sta guardando un “fermo immagine”: una sola foto che lascia tutto immobile, mentre l’attenzione è focalizzata sul ponte o sullo scorrere del tempo. Solo a partire dal secondo 14, fotogramma 4, i secondi successivi sono poi scanditi dall’orologio con nuove immagini, fino al fotogramma 04 del secondo 27, che rimarrà invariato per i 4 secondi finali abbondanti. Totale: 15 fotogrammi/immagini in 32 secondi!

L’orario stesso è in effetti un problema di per sé: da quanto appurato fino a questo momento, il crollo del ponte Morandi è avvenuto alle 11:36 come riportato dai testimoni e dai sismografi, i quali pressoché in concomitanza al crollo hanno registrato il relativo evento sismico. Perchè montare un falso video riportante un falso orario (quantomeno per 14 secondi che riprendono sullo sfondo un pilone non coinvolto nel crollo)? L’ultima immagine del video diffuso il 26 settembre (ampiamente dimostrato non potere essere identico al video originale che viene ancora negato all’opinione pubblica) che secondo la stampa è stata ripresa alle ore 11:36 (e 35 secondi), non ha nulla a che vedere con il primo fotogramma del nuovo video: il confronto non lascia dubbi. Solo poco più di 3 minuti dopo l’apocalittico scenario mostrato dalla “sofisticata” videocamera di Autostrade SpA, la vetusta (valutando il numero di fotogrammi/secondo) telecamera di “Ansaldo” riesce a riprendere gli stralli del Pilone 10 più lontano, al doppio della distanza (a 1.200 metri circa – Illustrazione 53).

Illustrazione 53 - Confronto ultimo Fg 2609 - primo Fg 0310

Illustrazione 53: Confronto ultimo fotogramma 26/09 (11:36) – primo fotogramma 03/10 (11:39)

Nelle due illustrazioni successive si mettono a confronto il fotogramma 3 e 4 del secondo 14. Dalle ore 11:40 e 1 secondo, al secondo successivo, svaniscono sia il ponte, sia tutto il panorama. Migliaia di metri di visibilità, scomparsi in un secondo: è matematicamente (e meteorologicamente) impossibile (Illustrazione 54). Così come è impossibile che in un secondo il furgone bianco fermo al distributore (ingrandimento dell’Illustrazione 55) possa ripartire e scomparire alla vista senza lasciare tracce, mentre al suo posto appare un uomo che sta facendo rifornimento al suo diverso furgoncino.

Illustrazione 54 - Confronto fotogrammi 3 e 4 secondo 14

Illustrazione 54: Confronto fotogrammi 3 e 4, del secondo 14: migliaia di metri di visibilità, svaniti

Illustrazione 55 - Confronto ingrandimento distributore Corso Perrone

Illustrazione 55: Confronto ingrandimento distributore Eni, fotogrammi 3 e 4 del secondo 14

AGGIORNAMENTO 4 DICEMBRE 2018:

<<La visuale del Pilone 9 (crollato tra le 11:36 o al massimo le 11:37) sarebbe comunque impedita dalla presenza degli alberi sulla destra, mentre il Pilone 11 è coperto da un palo situato a breve distanza davanti alla videocamera. In nessun caso quello inquadrato dalle immagini può essere il Pilone 9: per la prospettiva e grazie alla buona visuale, sarebbe visibile sulla sinistra almeno un’altra delle due arcate del ponte (Illustrazione 52).>>

Grazie all’aiuto di un genovese, Enrico Pietra, che ha preso a cuore la ricostruzione di quanto avvenuto nella sua città, nella sua valle, devo rettificare quanto asserito sul Pilone inquadrato in questo filmato, in nome di una corretta informazione e ricerca della Verità. Foto Enrico Pietra - Ponte MorandiDalla foto che ha scattato lui stesso, si desume ormai senza dubbio che quello inquadrato nel video del 3 ottobre sia il Pilone 9, e non 10 come da me asserito inizialmente. Foto che si è resa necessaria dopo un “frizzante” scambio di opinioni su un Forum dove alcune persone stanno provando a mettere insieme le anomalie raccolte finora, cercando di mantenere viva la discussione su questo argomento. 

La conferma che si tratti del Pilone 9, però comporta un aggravarsi delle “accuse” verso questo filmato: l’assenza di ben due piloni non è più giustificabile, e l’orario è palesemente una modifica applicata a posteriori, non essendo il ponte crollato né alle 11:40 e né in meno di un secondo, come lascerebbe intendere questa vergognosa ricostruzione che ha visto tutti i giornalisti uniti nel fare finta di niente. Vergogna!

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Anche la seconda parte del video sembra palesemente modificata. Si tratta di due scene differenti: la prima ha una durata di 17 secondi circa (dal secondo 31 e fotogramma 24, al secondo 49, fotogramma 1), mentre la seconda di quasi 45 (fino a 1 minuto, 33 secondi e 21 fotogrammi). Le immagini sono riprese da una videocamera della ditta Piccardo, che punta sul suo ingresso, su parte della via Greto di Cornigliano e la sua parallela, via 30 giugno 1960. Circa una sessantina di metri più avanti lungo la via Greto di Cornigliano e decine di metri perpendicolarmente più in alto, passa la carreggiata (larga una ventina di metri) del ponte, circa all’altezza del secondo palo della luce che si intravede sotto la scritta in sovrimpressione, lungo via 30 giugno 1960. La telecamera riprende anche, nella parte laterale più a sinistra, un tratto che precede di poche decine di metri l’isola ecologica di via Giorgio Perlasca e di via Argine di Polcevera, le due strade parallele sull’altra riva del torrente (Illustrazione 56).

Illustrazione 56 - Posizione e inquadratura Videocamera Piccardo

Illustrazione 56: Posizione e inquadratura Camera 09 Piccardo

La “Camera Id01” di Amiu (Cam1) e la “Camera09” della ditta Piccardo, a 160 metri circa di distanza l’una dall’altra in linea d’aria, quasi incrociano le proprie inquadrature e entrambe riprendono il transito dei veicoli prima del crollo del ponte su tutte e quattro le strade citate. La Cam1 in realtà riprende, nascosto dalla scritta “ID:01”, l’ingresso della ditta edile Piccardo, nello spazio tra i due pilastri del Pilone 9. E come per la Cam1 di Amiu, anche in questo caso la scritta (“CAMERA09”) contribuisce a ostruire la visuale proprio su una zona che desterebbe interesse al fine di individuare elementi che spieghino la dinamica del collasso del ponte, sovrapponendosi a una strana luce, inspiegabile. La combinazione dei due elementi sottrae alla vista tutto ciò che accade nel lato superiore sinistro dell’inquadratura, ovvero tutta l’area sottostante alla carreggiata del viadotto. La qualità delle immagini della piattaforma Amiu rispetto alla dirimpettaia Piccardo non è valutabile: il bagliore che avvolge i due piloni dell’illuminazione sulla via 30 giugno pare innaturale tanto quanto il colore violaceo dell’area ripresa sulla riva opposta. Il sole, coperto dalle nubi, si trova in realtà alla sinistra dell’inquadratura, coperto dal ponte e dal pilone: alle 11:30 circa (10:30 ora solare), è alle spalle della Cam1 dell’isola ecologica, ma non si ravvedono riflessi o ombre dell’imponente struttura. L’unico ad aver effettuato delle riprese “contro sole” è Di Giorgio, e mostra quale fosse la reale luminosità nel momento del crollo (Illustrazione 57).

Illustrazione 57 - Confronto video Cam1 Amiu - Camera09 Piccardo - Di Giorgio

Illustrazione 57: Confronto Video Cam1 Amiu – Camera09 Piccardo – Di Giorgio

Il video della Cam1 di Amiu analizzato in precedenza mostra due scene ben distinte antecedenti il crollo: la prima dura circa 22 secondi, la seconda (dopo un taglio di durata ignota) 25 secondi circa. Della seconda scena sono circa 16 i secondi che precedono l’impatto al suolo del ponte durante i quali si vede il transito di veicoli. Raffrontando il traffico visibile sia nei 16 secondi della videocamera dell’isola ecologica, con quello ripreso nei 17 secondi della videocamera Piccardo, non si sono trovate corrispondenze. La Cam1 di Amiu riprende in totale il passaggio di 9 auto sulla riva più vicina, e 3 auto sulla riva opposta, a cui aggiungere l’ultimo furgone bianco che rimarrà sepolto sotto le macerie (inquadrate poi nella seconda parte dalla telecamera Piccardo); la “Camera09” nei suoi 17 secondi circa di registrato vede invece passare sotto di sé 6 automezzi (nessun camion), e conta solo 3 auto sulla viabilità opposta. Neppure analizzando i primi 22 secondi della Cam1 di Amiu è stato rilevato alcun riscontro confrontando frequenza di passaggio e tipologia dei mezzi.

Le due videocamere, prima del crollo del ponte, riprendono 3 momenti diversi.

Guardando la prima scena del video “Piccardo”, si notano altre anomalie: dal secondo 44, fotogramma 10 qualcosa appare invadendo parte del manto stradale, da sinistra verso destra, sembrando scaturire dal cemento laterale restando indefinito; dal secondo 48 entra nell’inquadratura l’unica auto che passando sotto la videocamera mette in rilievo in via Greto di Cornigliano una vasta zona la cui visibilità è invece alterata fin dall’inizio, compresa tra il cancello della Piccardo e il bordo sinistro della carreggiata. Zona in cui potrebbe esserci il riflesso, o parte dell’ombra, del Pilone 9 (a 110 metri circa di distanza sulla sinistra) o del ponte (Illustrazione 58: prima freccia, luminosità non spiegabile; seconda freccia, anomalia dal secondo 12; ultime due frecce, area “sfocata”). La prima scena termina all’improvviso al secondo 49, fotogramma 1 senza alcun motivo plausibile.

Illustrazione 59 - Anomalie grafiche videocamera Piccardo

Illustrazione 58: luminosità non spiegabile; anomalia laterale; area “sfocata”

La seconda scena della seconda parte del video del 3 ottobre inizia (al secondo 49, fotogramma 2) con un camioncino a cassone fermo con le luci di emergenza accese, ombre di persone in lontananza che si muovono tra le macerie del ponte già crollato, e tre uomini sulla strada, di cui uno che in fretta torna al camioncino: il conducente, che poi sale e riparte poco prima che venga nuovamente e definitivamente interrotto il filmato. La qualità delle immagini è peggiorata, forse proprio a causa della polvere alzata dal crollo. Polvere della quale però non vi è più traccia nell’aria. Tali immagini sono state comunque palesemente alterate. Nelle due illustrazioni precedenti, sopra la scritta “09” (di “CAMERA09”) è ben visibile l’insegna della ditta Acremoni, vicina della Piccardo. Nella scena successiva al crollo del ponte, tale insegna è scomparsa: non è però stata vittima della furia del disastro, in quanto nelle riprese effettuate dai vigili del fuoco e dalla stampa, l’insegna non risulta mai essersi mossa dal suo posto (Illustrazione 59).

Illustrazione 58 - Insegna svanita

Illustrazione 59: Nelle immagini dell’ultima scena l’insegna è stata rimossa/coperta

 

11 novembre 2018

La Repubblica Genova titolaCrollo ponte Morandi, bombole tra le macerie – I periti chiedono tempo, slittano le scadenze” nel quale, a fondo pagina si legge: “«Erano cose che stavamo cercando – ricorda il procuratore capo -. Il problema era di capire se erano esplose, come aveva segnalato qualcuno, ma non c’è alcun segno di esplosione, anche se questa era tra le ipotesi plausibili e tra quelle inverosimili. Comunque – precisa Francesco Cozzi – ora si tratta di capire se queste bombole sono integre o meno e se facevano parte del carroponte montato per lavorare sotto il viadotto»”. L’articolo fa riferimento a delle bombole di acetilene che già il 24 agosto precedente Il Messaggero aveva menzionato in un suo articolo: “Genova, il giallo delle bombole di acetilene…” dal quale si ha conferma che effettivamente erano stoccate decine di bombole di acetilene alla base del pilone di un ponte che da anni era oggetto di manutenzioni considerevoli: “Le prime analisi dei consulenti della procura dicono che il crollo del pilone 9 è stato anomalo per rapidità e tempi (circa 4 secondi dice il video più importante). Proprio per questo il procuratore aggiunto Paolo D’Ovidio e i pm Walter Cotugno e Massimo Terrile stanno valutando i primi atti sui lavori in corso sul ponte. Secondo alcune testimonianze raccolte tra le ditte appaltanti, sotto al pilone crollato erano stoccate circa trenta bombole di acetilene, che servivano per la manutenzione in corso. Un’ipotesi tutta da verificare è che abbiano preso fuoco tutte insieme, causando una forte esplosione e quindi il crollo”. Il ponte era talmente pericolante, che nessuno si è fatto scrupolo a depositarne alla base del pilone decine di bombole.

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In ultimo, particolare rilievo va riservato nuovamente al sisma di cui praticamente solo La Repubblica, il 23 agosto, ha parlato. Durante lo studio e l’analisi del dramma di Genova, si è provato a cercare informazioni relative al movimento sismico generato dall’impatto della struttura al suolo. Sul sito di INGV (Istituto Nazionale Geofisica e Vulcanologia, “In quanto componente del Servizio Nazionale di Protezione Civile, nonché Centro di Competenza del Dipartimento della Protezione Civile, ai sensi della legge 24 febbraio 1992, n. 225, e dei DPCM 27 febbraio 2004 e DPCM del 17 febbraio 2017, all’INGV è affidata la Sorveglianza della sismicità dell’intero territorio nazionale (…), attraverso la gestione di Reti di osservazione con strumentazione tecnologicamente avanzata, distribuite sul territorio nazionale…”), nelle pagine riservate alla pubblicazione e ricerca di tutti gli eventi sismici registrati dalla rete di sismografici nazionale e internazionali non è stata trovata alcuna traccia del terremoto in questione. L’immagine pubblicata da La Repubblica è parte però del tracciato originale e su questa base si è ipotizzato che il sisma sia durato almeno 23 secondi, a fronte dei 10 circa del crollo. Dopo ulteriori ricerche, sul social network “Twitter” è stata trovata un’immagine contenente i 3 tracciati della stazione sismica di Ronca (GE) all’interno di un “tweet”, pubblicata il 14 agosto scorso, ma sfuggita apparentemente a tutti (Illustrazione 60).

Illustrazione 60 - Sismografi Tweet Simone Atzori Ricercatore INGV Roma 14082018

Illustrazione 60: Sismografi Tweet Simone Atzori Ricercatore INGV Roma 14082018

Il breve testo allegato all’immagine recita: “Segnale stazione sismica #INGV di RNCA (Ronca), 7 km da Genova. Segnale più debole visibile anche su stazioni più lontane. Orario crollo: 11:36 e 40 secondi (italiane).”. Il “tweet” è stato pubblicato dall’utente @SimoneAtzori73, che nella biografia del suo account riporta essere “Ingegnere (ambientale), ricercatore (INGV)”. Confrontando l’immagine di Atzori con il tracciato pubblicato da La Repubblica, si riconoscono punti in comune, ma è evidente che i formati siano diversi, oltre a mancare una scala o una barra millimetrata; l’orario pubblicato più a destra rispetto agli aghi impazziti, sotto ogni tracciato, riporta le “9:37:19.00”, ovvero le 11:37 e 19 secondi ora (legale) italiana, mentre la linea rossa che taglia verticalmente l’immagine dovrebbe essere quella relativa alle 11:36 e 40 secondi, che rispetto al grafico rilasciato dall’Università di Genova sembra spostato più avanti, forse qualche secondo. Va sottolineato, seppure intuibile, che dai grafici dei sismografi non si può determinare “l’orario del crollo”, bensì l’orario in cui sono state registrate le onde sismiche legate all’evento. Cosa abbia dato origine al fenomeno sismico, non è dato sapersi. Alcuni testimoni parlano di un boato prima della caduta del ponte, simile a un terremoto, altri di fulmini: le uniche immagini diffuse sono palesemente difformi da ciò che le videocamere hanno realmente ripreso, se non palesemente tagliate o interrotte proprio nei secondi immediatamente precedenti il crollo, nella totale indifferenza dei media. Potrebbe esser scaturito dall’impatto dell’impalcato, o dalla successiva caduta del Pilone 9, ma ciò dipende da molteplici fattori fisici. Quel poco che è dato sapersi, è che dal primo impatto al suolo dell’impalcato ovest (video del 20 agosto) alla completa sparizione del Pilone 9 dalla visuale della videocamera di Di Giorgio passano meno di 10 secondi, mentre l’onda sismica è durata forse più del doppio. Il video diffuso il 26 settembre  è stato dichiarato terminare alle 11:36 e 35 secondi, ma da quanto rilevato in precedenza l’orario dovrebbe essere 11:36 e 37 secondi circa, sempre che non fosse stato manomesso anche l’orologio (oltre alla velocità di riproduzione) nel sottopancia del video diffuso il 16 agosto riportante il logo di Autostrade SpA. Se proprio in quel momento è rovinato al suolo l’impalcato, o il pilone, dove è finito il fulmine che è stato asserito esser caduto alla base del ponte, senza essere ripreso dalla videocamera di Autostrade (né da altre)? Perché in tutti i video diffusi sono presenti evidenti manomissioni e tagli, se dal 14 agosto scorso è continuamente diffusa e caldeggiata come unica ipotesi attendibile quella del cedimento strutturale, rendendo ridicola e obsoleta ogni cautela in merito alla possibile influenzabilità dei testimoni? I tagli certi effettuati alle due videocamere Amiu e a quella di Piccardo, vanno a sottrarre proprio le immagini che corrisponderebbero a quanto asserito da parecchi testimoni, ovvero il boato e la fortissima luce avvenuti una quindicina di secondi prima del crollo del ponte.

Oltre ai video artefatti, vi sono la mancata collaborazione con la Commissione Ispettiva del MIT (i cui risultati sono stati poi distorti dai massmedia) e il mancato ascolto di molti esperti del settore che hanno sollevato dubbi sulle dinamiche “ufficiose” del crollo (ingegneri, architetti, progettisti di ponti) a pretendere attenzione da parte di ogni organo competente.

Considerazioni finali e possibili moventi

il ponte Morandi di Genova è una infrastruttura strategicamente fondamentale nel contesto geopolitico e economico d’Italia: è uno snodo essenziale tra il porto e il resto del Paese e gli interessi che ruotano intorno alla sua demolizione difficilmente quantificabili con certezza, quindi tutti potenziali moventi.

  • La manutenzione della struttura era un costo considerevole per il cessionario, che per preservare gli utili societari ovviamente tendeva a contenerli il più possibile. Un crollo della struttura imputato a difetti di fabbricazione o usura, difficilmente vedrebbe condanne seguite dal carcere, e i pochi rimborsi o indennità sarebbero probabilmente elargiti in gran parte dalle assicurazioni: importi risibili rispetto al valore complessivo della concessione e della ricostruzione del ponte. Da sottolineare che la sera prima del crollo, intere squadre di operai erano al lavoro proprio intorno al Pilone 9, sotto un altro forte temporale: le immagini che riprendono queste attività, con tanto di fulmini ben visibili nonostante condizioni meteo e distanza, sono state mandate in onda da SkyTG24. Se siano state svolte serie indagini sui componenti delle squadre di manutenzione, identificandoli anche con l’ausilio delle immagini delle varie videocamere della zona, anche al di sotto del ponte, e ascoltandone tutte le testimonianze, non è dato sapersi. E’ invece accertato che fossero state pericolosamente stoccate bombole di acetilene alla base del ponte. Seppure sia evidente che il crollo non possa essere avvenuto a causa della loro esplosione in quella ubicazione, rimane da verificare se le indagini siano state indirizzate alla ricerca delle sole eventuali tracce di acetilene (e dove siano state cercate) o anche di altre tipologie di esplosivo.

  • Le concessioni autostradali hanno un valore difficilmente quantificabile. Il Sole 24 Ore ha stimato in circa 32 miliardi di euro il flusso di liquidità tra dividendi distribuiti e future giacenze di cassa, in maggior parte (più di 2/3) riservati a Autostrade per l’Italia SpA. Una eventuale revoca delle concessioni comporterebbe l’esigenza di un bando per la riassegnazione, ampliando il numero di coloro che dal crollo del ponte avrebbe tratto vantaggi, fino a ieri preclusi per favoritismi dei governi precedenti. A tale proposito, va sottolineato che il gruppo Benetton messo direttamente sotto accusa dall’opinione pubblica complici i massmedia, possiede sì il 30% del concessionario, ma potrebbe essere vittima, o complice, degli interessi economici del restante 70%, di cui il 50% di azionariato flottante, in buona parte posseduto da fondi di vario genere, riconducibili a poche entità finanziarie collegate tra loro da soci e consigli di amministrazione, le cui poltrone sono ambitissime e interscambiabili in molti ambienti politici.
  • L’economia del porto genovese, e dell’intero apparato industriale e commerciale che vi ruota intorno (incluso l’isolamento della Val Polcevera, 190mila abitanti) è gravemente danneggiata dal crollo del ponte. Si è parlato di “cause civili per danni all’attività del porto che potrebbero arrivare a 10-15 miliardi”. Molte ditte e attività non hanno sopportato e non potranno sopportare dunque i danni economici attuali e futuri, soprattutto quelle aziende che si sono affidate a qualche forma di finanziamento: le nuove norme in merito al recupero crediti porteranno rapidamente al fallimento e esproprio molte di esse, creando ampie possibilità di guadagno in favore degli specialisti del settore, spesso risalenti a società operanti sempre nella grande finanza di cui sopra.

  • Il futuro del ponte Morandi, è un’altra potenziale speculazione economica che si trasforma in movente. L’ipotesi di un abbattimento della parte restante del viadotto per dare spazio a una nuova ricostruzione, implica un giro d’affari che può arrivare a più miliardi di euro. Oltre al costo diretto dell’abbattimento e ricostruzione, si parla di espropriare una vasta area circostante per permettere il difficile smaltimento delle troppe tonnellate di materiale che ne deriverebbero. Queste aree, una volta terminati i lavori, diverrebbero fonti di speculazioni edilizie ed immobiliari. Un giro di denaro di cui si avvantaggerebbero probabilmente pochi selezionati personaggi locali, a discapito di intere famiglie esiliate. Esperti ingegneri e architetti, intanto, si adoperano attivamente affinché il ponte non venga abbattuto, ma semplicemente riparato con più semplici e veloci interventi di restauro e reintegrazione.
  • La presenza di uno stato di emergenza e di un commissario comporta una serie di agevolazioni e scorciatoie che consentono di evitare alcuni scomodi, lunghi (ma necessari) iter per le assegnazioni di appalti o la concessione di autorizzazioni altrimenti difficilmente ottenibili. Se fosse stata deliberata una demolizione “ufficiale” del Ponte Morandi in quanto dimostratosi pericoloso e/o antieconomico, l’iter pubblico avrebbe comportato chissà quanti anni di attesa e chissà quanti altri costi aggiuntivi, rispetto a una demolizione “alternativa”.

  • Tutti questi moventi, reali e tangibili in uno scenario geopolitico in cui il controllo dei punti strategici internazionali è spesso perseguito persino con azioni militari, possono essere interconnessi tra loro, fino ad arrivare a coinvolgere il governo stesso, che potrebbe essere indotto a non fare pressioni sullo svolgimento delle indagini, in cambio magari di supporti economico/finanziari in altri settori del Paese. La portata degli effetti del crollo del ponte Morandi, è difficilmente riassumibile con un semplice “cedimento strutturale”, supportato solo a parole.

NOTE IMPORTANTI

a) Tutti gli Allegati e le Illustrazioni presenti in questo documento, sono reperibili accedendo ai link riportati, sia su googledrive sia sui siti stessi delle fonti.

b) Il programma di videoediting utilizzato per l’analisi di tutte le immagini trattate in questo documento è Cyberlink PowerDirector: ogni “secondo” è composto da 25 fotogrammi (un fotogramma = 4 centesimi di secondo). Programma utilizzato anche per la creazione di filmati riassuntivi ed esplicativi di quanto narrato.

c) Le immagini satellitari e relativi conteggi delle distanze, sono estrapolate dalle applicazioni “Google Earth” e/o “Google Maps”.

d) Non sono un videomaker professionista, ma ho ripreso/montato centinaia di video negli ultimi anni: ogni suggerimento è ben accetto, soprattutto da chi ha competenze, ma a condizione sia supportato in modo pratico.

e) Le analisi espresse si basano su documenti pubblici e elementi oggettivi: non è ovviamente scopo di questo dossier individuare e/o suggerire colpevoli (di illeciti civili o penali: tocca alla magistratura, e a voi, nel caso riteniate il contrario). Contiene opinioni personali: anche in merito agli organi di stampa, che ritengo sì “colpevoli” d’aver tradito quanto meno l’utopistico ruolo di “informatori”.

14/11/2018 - Posted by | Giustizia, Informazione, Politica, Uncategorized | , , , , , , , ,

8 commenti »

  1. Claudio, hai fatto un lavoro davvero eccezionale: bravissimo! 🙂
    Solo una cosa: sei sicuro che le immagini che hai postato siano tutte giuste?
    Perché io non vedo alcuna differenza, pur sforzandomi, tra certi fotogrammi che tu dici essere diversi.

    Commento di Arianna Kellermann | 25/11/2018 | Rispondi

  2. Altra cosa: sbaglio o non fai cenno al video integrale del crollo ripreso dalle telecamere della Ferrometal?
    Esiste, ma è stato secretato dagli inquirenti.
    https://www.genova24.it/2018/08/crollo-ponte-morandi-si-indaga-su-manomissione-video-autostrade-ma-unaltra-telecamera-ha-ripreso-il-crollo-204015

    Commento di Arianna Kellermann | 25/11/2018 | Rispondi

    • Sì, non l’ho messo volutamente: sono parecchie le telecamere che a mio avviso hanno ripreso il crollo, comprese quelle che hanno manipolato… era ulteriore “carne sul fuoco”, ho preferito concentrarmi sui video diffusi senza dilungarmi oltre… già così, è un trattato 😀

      Commento di schumyno | 04/12/2018 | Rispondi

  3. AGGIORNAMENTO 4 DICEMBRE 2018:

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    Grazie all’aiuto di un genovese, Enrico Pietra, che ha preso a cuore la ricostruzione di quanto avvenuto nella sua città, nella sua valle, devo rettificare quanto asserito sul Pilone inquadrato in questo filmato, in nome di una corretta informazione e ricerca della Verità. Dalla foto che ha scattato lui stesso, si desume ormai senza dubbio che quello inquadrato nel video del 3 ottobre sia il Pilone 9, e non 10 come da me asserito inizialmente. Foto che si è resa necessaria dopo un “frizzante” scambio di opinioni su un Forum dove alcune persone stanno provando a mettere insieme le anomalie raccolte finora, cercando di mantenere viva la discussione su questo argomento. 

    La conferma che si tratti del Pilone 9, però comporta un aggravarsi delle “accuse” verso questo filmato: l’assenza di ben due piloni non è più giustificabile, e l’orario è palesemente una modifica applicata a posteriori, non essendo il ponte crollato né alle 11:40 e né in meno di un secondo, come lascerebbe intendere questa vergognosa ricostruzione che ha visto tutti i giornalisti uniti nel fare finta di niente. Vergogna!

    Commento di schumyno | 04/12/2018 | Rispondi

  4. […] agosto del 2018 Se hai dei dubbi sulla veridicità di quanto affermato sui video precedenti, vedi https://schumyno.wordpress.com/2018/11/14/ponte-morandi-genova-3-mesi-dopo-le-vittime-aspettano-risp… oppure “uno […]

    Pingback di Ponte Morandi: a Genova il tempo è galantuomo (per i soliti noti) « Schumyno | 15/01/2019 | Rispondi

  5. […] ne è nato un documentario, che ricalca le informazioni contenute nel precedente post “Ponte Morandi – Genova. 3 mesi dopo le vittime aspettano risposte” del 14 novembre scorso, alle quali si sono aggiunti gli sviluppi di quella che è diventata […]

    Pingback di La Grande Manipolazione – Ponte Morandi, Genova – Ore 11:36 « Schumyno | 13/05/2019 | Rispondi

  6. Bravissimo Claudio, un lavoro enorme e puntiglioso. Ho letto tutto, compresi gli allegati. Ci ho messo un po a capire alcuni passaggi, ma alla fine ho capito da dove originano tutti i tuoi dubbi.

    Commento di Daniele Cultrera | 01/07/2019 | Rispondi


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